Il respiro degli oppressi e le ombre di Kentridge
La navata gotica della Chiesa di San Domenico ad Alba accoglie due celebri video dell’artista sudafricano: «Breathe» e «Shadow Procession»
Limitati (come tutti) nelle proprie relazioni, gli artisti sembrano oggi trarre ispirazione a piene mani dalla pandemia. O è forse la nostra percezione, inevitabilmente mutata e condizionata, a portarci a interpretare ogni opera d’arte riferendola alla crisi contingente? Quando nel 2008 William Kentridge concepì la sua opera Breathe (Respiro) il Coronavirus era lontanissimo dalla sua e dalle nostre vite, e l’atto del tutto fisiologico del respirare rappresentava ben altro. Significava il respiro del vento, dei popoli emarginati e di ogni singola persona oppressa, di tutti coloro a cui non è consentito né respirare, appunto, né parlare e vivere liberamente. Breathe, insieme a Shadow
Procession (La processione delle Ombre, 1999) sono i due video protagonisti della mostra William Kentridge, Respirare, ospitata nella Chiesa di San Domenico ad Alba, da domani fino all’8 dicembre. È organizzata dal Castello di Rivoli, nell’ambito di una collaborazione con la Fondazione Crc avviata lo scorso anno, e curata dalla sua vulcanica direttrice Carolyn Christovbakargiev con Giulia Colletti.
William Kentridge (Johannesburg, 1955), sudafricano per nascita e globale per successo e fama — protagonista in quattro edizioni della Biennale di Venezia tra 1993 e 2015 e a Documenta X nel 1997, è sua l’installazione che accoglie i visitatori all’ingresso delle Ogr a Torino —, ha spesso utilizzato il video come «medium» espressivo, in cui ha indagato la natura della memoria e delle emozioni e la complessità dei conflitti nell’epoca della globalizzazione, proponendo una visione della vita al contempo elegiaca e drammatica. Realizza prevalentemente cortometraggi animati, con una tecnica molto personale che si basa sull’uso di pochi fogli di carta sui quali disegna, cancella e ridisegna, filmando e montando le immagini così ottenute. Anche nelle opere in mostra ad Alba, Kentridge si serve di marionette di carta lacerate nei propri connotati, ma comunque capaci di muoversi per librarsi in aria. «La sua è un’arte sulle possibilità della poesia nella società contemporanea e fornisce un commento satirico e beffardo su questa stessa società», spiega Christov-bakargiev.
Le due opere esposte ad Alba, di grande effetto visivo, sono allestite nell’interno gotico della Chiesa di San Domenico, con il suo grandioso impianto basilicale e gli archi ogivali retti su alti pilastri di mattoni. In entrambi i video, luce e suono, ombra e silenzio sono in costante dialogo. Shadow Procession occupa l’abside e l’intera navata centrale, lunga cinquanta metri e larga quasi nove. «Contro-altare al mito della caverna di Platone e manifesto contro l’asservimento della conoscenza e l’oppressione umana», è dedicata alle difficoltà delle fasce deboli e relegate ai margini. Nelle ombre protagoniste del video, in «tre tempi» come un concerto da camera, si riconoscono minatori con i loro strumenti di lavoro, personaggi mutilati: una processione di dimenticati, di uomini ombra che, come tutte le ombre, sembrano non esistere.
Un turbinio di coriandoli di carta velina nera, dall’effetto straniante e altamente poetico, è al centro dell’opera Breathe, esposta nella navata laterale: il respiro, appunto, un soffio di vento che sgretola e ricompone le immagini. Una cantante, un megafono, un telefono, una bocca in primo piano…
La mostra è la prima tappa del progetto espositivo biennale Espressioni Parte I, dedicato alle forme «espressioniste» dell’arte e che, al Castello di Rivoli, porterà la mostraperformance Anne Imhof: Sex (dal 5 novembre al 28 febbraio 2021), prima esposizione in un museo italiano dell’artista tedesca premiata alla Biennale di Venezia del 2017.