La Quinta Sinfonia di Beethoven, quel «fiasco» di grande successo raccontato dalla storica Saglietti
La prima della Quinta fu un mezzo fiasco. Ludwig van Beethoven presentò la sinfonia all’interno di un concerto di quattro ore, il 22 dicembre 1808 al Theater and der Wien di Vienna. Vuoi per la lunghezza del programma, vuoi per l’esecuzione non impeccabile, vuoi per la gelida temperatura nel teatro, l’opera non fu accolta con particolare entusiasmo. A rilanciarla, un anno e mezzo dopo, fu l’entusiasmo di una recensione sul periodico
Allgemeine musikalische Zeitung. L’autore era E.T.A.
Hoffmann, all’epoca solo un trentenne critico musicale, nel giro di pochi anni destinato a diventare simbolo del romanticismo letterario tedesco, grazie a opere come Gli elisir del diavolo e
L’uomo della sabbia. «La musica strumentale di Beethoven ci schiude il regno del titanico e dell’incommensurabile», scrisse Hoffmann, che vide assai più lontano dei suoi colleghi: 212 anni dopo, la Quinta Sinfonia è tra le opere più celebrate di Beethoven, con quattro note iniziali che sono
forse il più famoso attacco nella storia della musica. Questo incontro tra giganti è raccontato dalla storica Benedetta Saglietti in La Quinta Sinfonia di Beethoven recensita da E.T.A. Hoffmann
(Donzelli), volume che oltre alla recensione integrale di Hoffmann comprende un dialogo tra l’autrice e il maestro Riccardo Muti. Domani alle 21 il libro sarà presentato al Circolo dei Lettori: con Saglietti ci saranno Alberto Sinigaglia e Antonio Valentino al pianoforte.