Corriere Torino

Chiara Valerio: «Femminismo è lavorare per essere umani»

Matematica, politica e diritti: parla Chiara Valerio La scrittrice sarà ospite domani al Circolo dei Lettori

- Angeleri

Chiara Valerio, scrittrice del momento con il suo Matematica è politica, sarà domani al Circolo dei Lettori.

«Credo di essere stata fortunata a iscrivermi alla facoltà di Matematica quasi per ripicca, credo di essere stata fortunata a incontrare persone, quando ero più giovane, che mi hanno creduto capace, e credo di essere stata fortunata a emanciparm­i dall’una e dalle altre». Chiara Valerio è l’autrice di La Matematica è politica, pubblicato da Einaudi, che impazza tra le mani dei lettori ovunque: tra le pause caffè, sui treni, sui social media. Valerio, che ha appena vinto il Premio Mondello con Il cuore non si vede ed è editor per Marsilio e conduttric­e su Radio 3 de L’isola deserta, presenterà il libro domani alle 19 al Circolo dei Lettori in compagnia del filosofo Leonardo Caffo.

Si trova in un momento profession­ale molto fertile. Come

si sente?

«Mi trovo come tutti e come diceva Borges — questa citazione mi ha sempre entusiasma­to — in un punto indefinito della decadenza dell’impero romano. E in questo punto indefinito, il mio ultimo libro che è uscito il 25 agosto scorso, un pamphlet polemico e una favola logica, sta godendo di un buon successo. E io con lui».

Com’è nato il romanzo e se lo aspettava questo successo?

«È più un saggio che un romanzo, nella misura in cui è immediato, o così mi pare, elencare i temi intorno ai quali si svolge il ragionamen­to. I romanzi hanno come argomento sempre il tempo, ed è più difficile dunque dire di cosa parlano. La matematica è politica è nato per una committenz­a. Dopo Storia umana della matematica, in Einaudi mi avevano chiesto se avevo intenzione di scriverne uno che fosse in scia con quello. Io però volevo scrivere Il cuore non si vede. Antonella Tarpino mi aveva chiesto una Vela, la collana in cui è uscito questo libro, e Andrea Bosco ne era entusiasta, ed Ernesto Franco mi ha chiesto: “Ma è possibile che tu non abbia una cosa da dire?” E a quel punto mi sono detta che sì, una cosa l’avevo da dire ed era sul rapporto tra matematica e democrazia. D’altronde, Valentina De Salvo, una mia cara amica che adesso è vicedirett­ore di Repubblica, nei mesi del lockdown mi ha chiesto di scrivere sui numeri nei quali eravamo immersi, e negli anni ha sempre discusso con me sulle relazioni tra matematica e resto del mondo. Voglio dire che La matematica è politica èun libro che viene da lontano ma che in fondo è stato sempre presente. E in qualche modo è anche un libro collettivo».

Cosa sta piacendo molto ai lettori?

«Non so. Mi pare che abbia un po’ di freschezza e un po’ di alternativ­a che sono sempre caratteris­tiche seducenti, o che almeno mi seducono, nelle letture e negli esseri umani».

«Il cuore non si vede» ha vinto il Mondello. Un vincitore si ama di più?

«No, io amo tutti i libri che ho scritto e anche quelli che ho letto. Non mi piacciono le graduatori­e in amore. Anche se alla fine tutti diciamo: Ti amo di più di...».

È stata una delle protagonis­te di «Erosive» a Verona (controfest­ival nato in reazione alla mancata presenza femminile al Festival della Bellezza). Qual è il suo pensiero sul femminismo oggi?

«Non so se ho un pensiero riguardo al femminismo. Ho imparato però che essere femminista vuol dire non alzare mai un piede e passare oltre quando ci si trova davanti a una disuguagli­anza. Vuol dire rimanere attente, non accettare che le cose non possano essere cambiate, e lavorare per cambiarle. Insomma, essere femminista vuol dire essere umani. Né Anna Nadotti, né Michela Murgia, quando non lo capivo, si sono mai scoraggiat­e: mi hanno detto, guarda meglio».

Torino?

«È l’amicizia con Barbara Carena e Anna Nadotti. Poi è l’einaudi. Poi mio padre ci veniva sempre come commissari­o esterno per la maturità. E poi che, da più giovane, ci venivo sempre con grande emozione per il Salone del Libro e per il mitico Museo Egizio. E poi, non mi chieda perché, nella mia tarda adolescenz­a ho letto moltissimo Cesare Lombroso».

Il mio saggio su numeri e democrazia è un pamphlet polemico e una favola logica

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