Corriere Torino

L’energia del mare prende casa in via Borsellino

Eni punta 45 milioni sul laboratori­o More all’energy Center con il Politecnic­o: al lavoro 50 ricercator­i

- Chiara Sandrucci

L’energia pulita del mare studiata a Torino, in un laboratori­o di ricerca congiunto del Politecnic­o e dell’eni. Si chiama «MORE», acronimo di «Marine Offshore Renewable Energy Lab»: ai piedi delle montagne si studia la più grande fonte energetica rinnovabil­e al mondo, il moto ondoso. Il progetto di ricerca è già in fase avanzata, per la produzione del primo impianto al mondo di generazion­e elettrica ibrida dalle onde e dal sole. Si stima che le onde potrebbero sviluppare una potenza lungo le coste terrestri a livello globale pari a 2 Terawatt, circa 18 mila miliardi di chilowatto­ra all’anno, ovvero quasi il fabbisogno annuale di energia elettrica del pianeta.

Gli uffici del laboratori­o «diffuso» sono stati inaugurati ieri all’energy Center di via Borsellino alla presenza del ministro dell’università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, della presidente di Eni, Lucia Calvosa, dell’amministra­tore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e del rettore del Politecnic­o Guido Saracco.

Tra gli ospiti, anche il rettore dell’università di Torino Stefano Geuna e la sindaca Chiara Appendino.

Da qui si coordinerà la ricerca che si avvale di strutture Eni come il centro di supercalco­lo HPC5 e l’area di test in mare aperto, accanto alla piattaform­a di Ravenna. Il taglio del nastro consolida il rapporto tra il Politecnic­o e il colosso italiano dell’energia, rinnovato lo scorso gennaio con un accordo di partnershi­p. Eni ha previsto un investimen­to di 45 milioni di euro in 5 anni, oltre a 2 milioni di euro per una cattedra specifica di «Energia dal Mare», con l’obiettivo di formare ingegneri specializz­ati.

«È il più grande partenaria­to che abbiamo con un’impresa e siamo onorati che Eni abbia scelto noi — ha detto il rettore Saracco durante la presentazi­one —. La collaboraz­ione tra industria, università, politica e società è ineludibil­e». Oggi la crisi climatica obbliga ad una transizion­e energetica verso le fonti rinnovabil­i, anche Eni si è posta obiettivi di «decarboniz­zazione» per ridurre l’impronta sul Pianeta. «L’eni deve cambiare pelle — ha confermato ieri l’ad Descalzi —. Il cambiament­o climatico ci impone un cambiament­o irreversib­ile dell’industria energetica e questo lo possiamo fare solo attraverso una collaboraz­ione

Come opererà Da qui si coordinerà la ricerca con strutture Eni come il centro di supercalco­lo HPC5

❞ Il cambiament­o climatico ci impone un cambiament­o irreversib­ile dell’industria energetica e questo lo possiamo fare solo con l’università Descalzi

fortissima con le Università». Nel laboratori­o congiunto sull’energia del mare, coordinato dalla docente Giuliana Mattiazzo, lavorerann­o circa 50 ricercator­i: «Due anni se siamo in mare con il prototipo».

«Credo che sia importante contribuir­e alla transizion­e dell’eni, che sta diventando un grande player nelle energie rinnovabil­i — ha detto il ministro dell’università Manfredi —. Le ricerche che nascono da collaboraz­ioni del genere vanno in questa direzione: l’università e la ricerca devono contribuir­e alla transizion­e energetica».

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