Aria inquinata, Torino bocciata con zero in condotta
La città ultima in classifica. Legambiente: «Nei cinque anni considerati (2014/18) mai rispettato il limite di tutela dell’oms»
Torino ultima della classe. Ancora una volta quando si parla di qualità dell’aria. Ma in questo caso la bocciatura di Legambiente è ancora più severa. «Nei cinque anni considerati», dal 2014 al 2018, «la città non ha mai rispettato, nemmeno per uno solo dei parametri, il limite di tutela della salute previsto dall’oms». Torino voto: zero. Fanalino di coda, con Milano, Roma, Palermo e Como, nella classifica dei capoluoghi. È in difficoltà l’85 per cento dei 97 medio-grandi centri abitati censiti nel dossier «Mal’aria: Che Aria Tira?» che, per questa edizione speciale, ha scelto un sottotitolo che tocca il nocciolo della questione. È «La salute viene prima di tutto (?)». Un’affermazione che in questi mesi di pandemia abbiamo sentito più volte riferito alla battaglia contro il virus. Ma, se si sposta l’orizzonte sulla questione smog, sembra perdere la sua forza. E diventare un interrogativo (quasi) senza riposta.
Legambiente ha stilato le pagelle dell’inquinamento dell’aria confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2). Con la stagione autunnale alle porte, quella in cui il problema emerge in tutta la sua gravità, si riapre la discussione sulle misure anti-smog. «Una piaga dei nostri tempi al pari della pandemia. Ogni anno in l’italia causa 60 mila morti premature e ingenti costi sanitari», fa notare Legambiente. Puntando il dito anche sulla «falsa ripartenza». Nei mesi scorsi, alcuni studi hanno messo in luce che le aree del globo, come la Pianura Padana, dove si boccheggia di più per colpa delle polveri sottili, sono state quelle più colpite dall’emergenza Covid19. Ma la «Fase 3» sembra non tenerne conto abbastanza «Le Regioni dell’area padana hanno preferito rimandare all’anno nuovo il blocco alla circolazione dei mezzi più vecchi e inquinanti Euro4 — attaccano gli ambientalisti —. Sarebbe dovuto scattare ad ottobre nelle città sopra i 30 mila abitanti. Una mancanza di coraggio». Il rinvio è stato preso per alcune ragioni: da una parte lo smart working in molti uffici, che avrà sicuramente degli effetti positivi, e dall’altra la scelta di puntare sul traporto privato per evitare i contagi sui mezzi pubblici. «Scuse», ribatte Legambiente.
Pur apprezzando la costruzione di nuove piste ciclabili e gli incentivi alla mobilità condivisa, gli ambientalisti bocciano le amministrazioni locali. «La Regione e la Città di Torino si piegano, purtroppo, a politiche di consenso “allargato” in cui il diritto a inquinare vince su quello della salute e della sicurezza stradale». Diversi i capi di accusa. Ad esempio, anche durante la bella stagione, a Torino, la Ztl è stata sospesa e lo resterà. Mentre il centrodestra alla guida della Regione ha fatto slittare lo stop nei giorni feriali dei diesel Euro 4 al 2021 (come in Lombardia Emiliaromagna e Veneto d’altronde). «Ma ha fatto anche di peggio — attacca Legambiente —: ha ridotto il servizio ferroviario a livelli che surclassano persino quelli della giunta precedente (quando fu sospesa dall’esercizio un quarto della rete, ovvero ben 13 tratte)». Nel dossier «Mal’aria» si legge: «L’amministrazione del presidente Cirio ha richiuso quel poco che quella Chiamparino (2014-2019) era riuscita a riaprire (Saviglianosaluzzo, pur con un orario deficitario). Ha cancellato ulteriori tratte (Bra-cavallermaggiore) che finora offrivano un servizio di buona qualità».
Insomma, il voto negativissimo conquistato dalla città di Torino è motivato da «scelte amministrative inspiegabili — chiosa Legambiente — che costringeranno le persone ad inquinare e ad ammalarsi, quando le alternative e i finanziamenti per invertire la rotta invece non mancano».
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