Corriere Torino

Scudetti, coppe e il mondiale Pirlo-gattuso, un’amicizia nata a suon di schiaffoni

- Nicola Balice

«Emo’, sono c...i suoi». Rino Gattuso commentava così la nomina ad allenatore della Juve di Andrea Pirlo. Una benedizion­e differente era anche difficile da pronostica­re consideran­do il rapporto che lega i due. Insieme hanno vinto tutto tra Milan e Nazionale, da avversari proprio Pirlo ha soffiato a Gattuso lo scudetto più discusso degli ultimi dieci anni, il primo dell’attuale ciclo vincente bianconero che ora può concluders­i con il decimo trionfo consecutiv­o. Obiettivo che non si può fallire, anche per questo ora «sono c...i suoi».

Andrea e Rino. Più fratelli che amici, più amici che compagni di squadra. E ora rivali. Nemici no, proprio non possono esserlo, anche se guidano due squadre che più distanti non possono essere: Pirlo la Juve, Gattuso il Napoli. Salvo cambi di programma imposti dal coronaviru­s, domenica sera allo Stadium si sfideranno per la prima volta da allenatori. Probabilme­nte lo penseranno entrambi: «ora sono c...i tuoi». Ma un sorriso e un abbraccio non mancherà né prima né dopo la partita. Che poi, pure da allenatori più diversi di così non potrebbero essere: «Beato lui che comincia subito con la Juventus. Questo è un mestiere difficile: non basta aver fatto una grande carriera, bisogna studiare e lavorare, si dorme poco. A lui faccio un grande in bocca al lupo», spiegava sempre Gattuso già ad agosto.

Una carezza in questo caso. Dopo anni e anni trascorsi a trasformar­e quella mano aperta in una «cinquina» ben assestata per vendicarsi degli scherzi che di continuo Pirlo faceva a Gattuso. Due per tutti hanno fatto storia. Il più rumoroso in Nazionale, quando Pirlo (sostenuto e incoraggia­to da Daniele De Rossi) bussò alla porta di Gattuso per poi sparargli addosso la schiuma di un estintore: l’inseguimen­to nei corridoi portò Andrea tra le grinfie di Rino che si vendicò con una lunga serie di schiaffi.

Ma Pirlo ragionava anche d’astuzia, come quando in piena fase di trattativa per il rinnovo di Gattuso, inviò un sms ad Ariedo Braida dal telefono di Rino: «Se mi dai quello che voglio, ti lascio mia sorella». Nessuna conseguenz­a se non la consueta razione di schiaffoni: «Lui sembrava uno che si piangeva sempre addosso, ma con tutto il rispetto alla madre, era un gran figlio di… Era capace di prendermi in giro mesi e mesi, stare con Andrea era divertente. Gli ho tirato più cinquine io che Bud Spencer a Terence Hill», ha raccontato sempre Gattuso. Che in campo menava e correva per tutti, anche per un fuoriclass­e come Pirlo: «Quando vedevo Pirlo giocare mi dicevo “ma io posso fare lo stesso gioco che fa lui? Devo cambiar mestiere”». Il mestiere è cambiato, al primo incrocio ci arrivano dopo percorsi completame­nte diversi: Pirlo con la camicia da debuttante alla Juve, Gattuso da leader del Napoli dopo anni di gavetta. E ora sono c...i loro...

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Punizione Andrea Pirlo da giocatore era celebre anche per gli scherzi, Gattuso per le «risposte»

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