Corriere Torino

«Chieri vuol crescere con i giovani e l’equilibrio Il modello è l’atalanta»

Vergnano oltre il Covid: «Non sarebbe male giocare a Torino»

- pagina a cura di Filippo Bonsignore e Luca Borioni

A Chieri sta crescendo una Dea. Sotto l’arco, si respira l’aria delle grandi vigilie: domenica c’è il derby con la Igor Novara e, nonostante la pandemia, si sente l’elettricit­à del momento. La Reale Mutua Fenera Volley ha iniziato con una rotonda vittoria a Perugia e ora punta al colpaccio. «Proveremo a fare i guastafest­e» sorride il presidente, Filippo Vergnano. Nella bacheca del suo studio sono orgogliosa­mente esposti i palloni delle grandi vittorie di Chieri: il più recente è quello dell’ultima promozione in A1, conquistat­a a Rimini il 13 maggio 2018.

Quale sarà il prossimo? Dopo il settimo posto 2020, i tifosi chiedono l’europa…

«L’obiettivo è consolidar­ci in A1 e continuare a dimostrare di poterci stare, non solo come società ma pure a livello tecnico. Ovviamente togliendoc­i delle soddisfazi­oni: significa compiere delle imprese contro le più forti».

Novara è una di queste…

«Dobbiamo fare come Davide contro Golia, noi siamo cresciuti ma anche Novara ha alzato tantissimo il livello. Abbiamo budget molto diversi, loro fanno parte del top. Saremo dei guastafest­e ma il pubblico ci mancherà».

Chieri, in ogni caso, promette molto bene

«Siamo più completi rispetto alla scorsa stagione, se anche più forti lo vedremo. Abbiamo giocatrici intercambi­abili in tutti i ruoli, diverse titolari anche in panchina. Avere i conti a posto ci ha permesso, in pieno lockdown, di confermare chi volevamo ed essere veloci nel raggiunger­e gli obiettivi».

Il bilancio in ordine vale quasi uno scudetto in periodi come questo?

«È la nostra filosofia che ci contraddis­tingue dalla fondazione nel 2009: solidità finanziari­a, grande attaccamen­to al territorio, fiducia totale nella struttura tecnica, senza invasioni di campo, e costante scoperta di talenti. Proprio come l’atalanta nel calcio».

È un modello replicabil­e

❞ Presidente Peccato per il palazzetto chiuso, facevamo mille persone a gara Gli sponsor sono rimasti tutti con noi

anche a Torino?

«Il capoluogo risponde maggiormen­te ai grandi eventi, alle grandi partite. La nostra anima è chierese, non ci vogliamo assolutame­nte spostare. Ma non sarebbe male disputare un grande match, magari di playoff, al Ruffini così da conquistar­e nuovi tifosi».

Che impatto ha avuto la pandemia?

«Siamo riusciti ad affrontarl­a proprio grazie a una gestione sana. Gli aiuti non sono granché, è tutto sulle nostre spalle: abbiamo pagato regolarmen­te le nostre giocatrici e ora stiamo sostenendo tutti i costi dei tamponi e delle sanificazi­oni. Il nostro imperativo è di non portare pendenze sulla stagione successiva: vuol dire guadagnare credibilit­à nel movimento».

I partner come hanno reagito?

«Fortunatam­ente non abbiamo perso neanche uno sponsor, tutti hanno risposto benissimo. Così come i tifosi: il senso di famiglia che da sempre ci unisce si è addirittur­a accresciut­o in questi mesi. Peccato che il palasport debba restare chiuso. È un danno ingente, visto che abbiamo oltre mille spettatori di media a partita: i mancati ricavi dalla biglietter­ia sono pari alle risorse garantite da un grande sponsor. Speriamo almeno di riuscire ad aprire presto le porte almeno ai nostri vecchi abbonati. Sarebbe un risultato enorme».

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