Tutti vaccinati entro l’estate
Ieri la prima puntura per 910 piemontesi. Appendino e Cirio: «Vediamo la luce in fondo al tunnel»
I mezzi dei carabinieri con le 910 fiale di vaccino anticovid prodotto da Pfizer e Biontech arrivano all’ospedale Amedeo di Savoia alle 7,50 di domenica 27 dicembre. E per tutta la prima mattina è imponente la mobilitazione. Ci sono anche polizia, esercito, protezione civile. È il Vaccine day, il giorno dei vaccini in tutta Europa. Alle 9,23, il primo a riceverlo in città, proprio qui, è l’infettivologo dell’amedeo, professor Giovanni Di Perri. Ora il via alle vaccinazioni per operatori sanitari, poi gli altri. La Regione non ha idea di quanti piemontesi si vaccineranno. «Ma io punto a raggiungere tutti quelli che vorranno entro agosto — dice l’assessore Icardi — , per vivere un autunno più sereno».
Alle 10 di una domenica freddissima, Riccardo Casciaro, 33 anni, infermiere della clinica universitaria di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia è in coda per ricevere il vaccino anti-covid. Nessun operatore della struttura ha risposto «no» all’appello a immunizzarsi del primario Giovanni Di Perri. Non vogliono mai più vedere il terrore negli occhi dei pazienti Covid incrociato troppe volte.
«Per aiutarli potevamo solo stringergli la mano, un gesto di calore, anche con i doppi guanti», ricorda Riccardo. Perció sul vaccino non ha dubbi. «Va fatto, ci sono persone che hanno studiato per realizzarlo, bisogna fidarsi». Una risposta ideale a quei 65mila, tra operatori di ospedali ed Rsa - soprattutto questi ultimi - e ospiti delle strutture per anziani, che per ora hanno rinunciato alla vaccinazione. Un terzo dei 195mila aventi diritto nella prima fase. D’altra parte, l’obbligo non c’è, lo sa bene anche l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi. La Regione non ha idea di quanti piemontesi si vaccineranno. «Ma io punto a raggiungere tutti quelli che vorranno entro agosto, al massimo fine estate, perché possiamo vivere un autunno più sereno». Icardi lo annuncia a Torino, proprio all’amedeo, dove alle 7,50 di ieri tre auto dei carabinieri hanno consegnato 910 fiale di siero anti-covid prodotto da Pfizer e Biontech. Alle 9,23, la prima iniezione proprio all’infettivologo Di Perri, vicino alla moglie e ai suoi tre bambini. «Non ho sentito nulla, la mano era addestrata», commenta dopo. Poi torna serio: «Il Covid è un grosso guaio sanitario ed economico, ma per avere una copertura adeguata occorrono sei mesi, quindi dobbiamo continuare a rispettare le misure di sicurezza, visto che le restrizioni non bastano. La discesa dei contagi della seconda ondata è in stallo e in alcune regioni i casi stanno aumentando». Ieri anche in Piemonte i ricoveri sono tornati ad aumentare (475 casi e 17 decessi). E, mentre da oggi si torna in zona arancione, Di Perri
immagina pure il vaccino obbligatorio per alcune categorie di lavoratori a contatto col pubblico. Dopo di lui, tocca a Valeria Ghisetti, direttore del laboratorio dell’ospedale, dove è stato analizzato il primo tampone positivo. E poi, ancora, al direttore generale dell’asl, Carlo Picco e al presidente dell’ordine dei medici di Torino, Guido Giustetto. Entusiasta. Tra le mani, la sua storia vaccinale appena aggiornata, dal vaccino anti-vaiolo del 1955 a quello anti-coronavirus appena effettuato. «Ho firmato il consenso informato e via: tornerò il 17 gennaio per il richiamo». Gli appuntamenti ogni dieci minuti. Il tempo di verificare che nessuno abbia problemi. Così è stato in tutti gli ospedali di Torino: nessun effetto collaterale, a parte il braccio un po’ pesante, la norma. Alle 16 è tutto finito. «Siamo soddisfatti», commenta il responsabile del piano, Antonio Rinaudo. Da segnalare soltanto un lievissimo ritardo nell’inizio delle operazioni e alcune siringhe che arrivate senza cappuccio alle Molinette. Ma l’ospedale ne aveva acquistate altre di scorta. In settimana, forse già domani, giungeranno altri 49 mila vaccini, per arrivare a 195 mila in cinque settimane, affinché tutti i piemontesi delle categorie prioritarie ricevano la loro dose. «Dobbiamo combattere contro chi, anche in sanità, mette in dubbio i vaccini. È stupido è irrazionale», insiste il cardiochirurgo Mauro Rinaldi, primo vaccinato alle Molinette. Dopo di lui, un’altra sívax, l’infermiera Vittoria Fantasia: «Vivo con una persona fragile, il vaccino va fatto ancor di più». Vaccinato anche il dg Giovanni La Valle.