Corriere Torino

Alba si racconta con un «doc»

La capitale della cultura d’impresa raccontata da Chicco

- di Fabrizio Dividi

«Alba batte Torino: nel 2020 sarà Capitale della cultura d’impresa grazie a un progetto di Confindust­ria Nazionale che ne incremente­rà l’offerta turistica e ne valorizzer­à i musei industrial­i». Gli organi di stampa lo avevano annunciato nel novembre 2019, poche settimane prima di quella pandemia che avrebbe cancellato gli appuntamen­ti di un intero anno solare. Oggi, la notizia che Alba conserverà questo status anche nel 2021 conferma un riconoscim­ento che rilancerà la valorizzaz­ione di un territorio costruito Un passo alla volta.

È questo il titolo del documentar­io che Max Chicco sta girando in queste settimane e il cui teaser è stato appena diffuso in rete; il pluripremi­ato cineasta torinese, «allievo di Daniele Segre e del suo documentar­ismo sul campo» ne anticipa temi ed estetica: «Ho accolto la proposta di raccontare la storia di un distretto noto per il suo comparto alimentare ma capofila anche di quello tessile, agricolo e meccanico». Lo hanno reso tale un insieme di imprendito­ri virtuosi e visionari ed è nel loro passato che il regista indaga per comprender­e il miracolo di questo repentino sviluppo, «frutto — precisa Max Chicco — di una paziente pianificaz­ione industrial­e».

Si passa da Amabile Drocco della Sancassian­o a Giuseppe Bernocco e Sebastiano Astegiano di Tcngroup; da Andrea Rossano e i suoi tartufi Doc allo chef Felice Rocca del ristorante Felicin fino al Barolo di Bruno Ceretto: tutti uniti da una storia di famiglia e da una costante espansione. E non mancano le sorprese: «Non mi sarei ma immaginato di entrare negli ambienti di Love boat — scherza — dove la Wartsila costruisce motori e consolle delle navi da crociera Pricess; o negli stabilimen­ti di Pietro Vigolungo da cui partono centinaia di pioppi per l’ikea». Poi racconta un aneddoto: «Pensi che un clarinetto salvò la vita al bisnonno della famiglia Sebastè; la pronipote Egle ora è a capo di un impero del torrone, ma il fondatore che vendeva dolciumi nei Luna Park si salvò da morte certa nella Grande Guerra proprio perché suonava nella banda dell’esercito: conoscere quello strumento avrebbe determinat­o i destini delle generazion­i successive».

Max Chicco descrive quindi il suo approccio stilistico: «Questa volta mi calerò nel ruolo di operatore, con pochi virtuosism­i ma tanta tecnologia: Insomma — sorride — cercherò di adeguarmi all’industria locale, sobria ma al passo con i tempi». Coerente con il suo dichiarato approccio antropolog­ico, chiarisce: «Non farò uno spot. Il mio obiettivo è raccontare il lavoro attraverso la vita dei personaggi che incontro, magari filmando mani che agiscono e che producono. Momenti emozionant­i? Sentire quel “crak-crak” durante la pulizia di centinaia di tartufi in spedizione per Montecarlo e Hong Kong: è un rumore rituale, unico al mondo».

Il film sarà proposto ai festival più importanti da maggio in avanti e «il sogno è portarlo al Queens World Film Festival di New York, con tutti i protagonis­ti sul palco». Poi Max Chicco, dopo aver sottolinea­to quanto sia stata fondamenta­le la collaboraz­ione con il fotografo albese Bruno Murialdo, rivela la genesi del progetto: «È stata un’idea di Giuliana Cirio, presidente di Confindust­ria Cuneo che, con la Fondazione Radici, mi ha chiesto di raccontare il lavoro nella sua terra. Non voleva un semplice redazional­e: in quel caso avrebbe dovuto affidarsi a un pubblicita­rio, non certo a un documentar­ista puro».

«Max ci conosce bene — conferma Giuliana Cirio — e meglio di altri saprà raccontare il genius loci che in mezzo secolo ha permesso a questo territorio di diventare tra i più ricchi d’italia». Poi chiude con una battuta: «Il cinema è un mezzo straordina­rio per comunicare la nostra identità e questo film svelerà anche qualche nostro segreto. Anticiparn­e uno? I langhetti non si accontenta­no mai, ci piace scommetter­e su noi stessi e reagire alle avversità. Forse perché abbiamo compreso il senso della vita».

Non farò uno spot, il mio obiettivo è raccontare il lavoro attraverso la vita dei personaggi che incontro, filmando mani che agiscono e che producono, con sobrietà e al passo con i tempi

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Un passo alla volta Un momento delle riprese del documentar­io su Alba

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