Il sindaco di Trino: «Qui il deposito delle scorie»
Il sindaco Pane: noi pronti a prendere i rifiuti radioattivi, ma il governo ci ha esclusi
Suona come una provocazione, la auto-candidatura del sindaco di Trino Vercellese, Daniele Pane, ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive. Ma è anche un messaggio diretto al governo, affinché faccia presto: «La realtà dei fatti è che noi oggi siamo meno sicuri di un domani in cui si dovesse fare qui il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi», afferma il primo cittadino, appoggiato anche da Matteo Salvini. L’ex centrale nucleare nel Vercellese da trent’anni è un sito di stoccaggio provvisorio. Da allora si aspetta una soluzione definitiva.
«La realtà dei fatti è che noi oggi siamo meno sicuri di un domani in cui si dovesse fare qui il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi». Nasce da questa constatazione la proposta, o forse la provocazione, appoggiata anche da Matteo Salvini, del sindaco di Trino, il leghista Daniele Pane. L’ex centrale nucleare del comune del Vercellese è stata la prima sede nucleare d’italia e da trent’anni è un sito di stoccaggio provvisorio. Da allora si aspetta una soluzione definitiva.
Sindaco, davvero lei candida Trino a ospitare il deposito nazionale? Sarebbe l’unico primo cittadino italiano a volerlo...
«Io capisco i miei colleghi che si sono ritrovati a sorpresa sulla mappa delle aree candidate, le loro reazioni sono naturali. Ma da primo cittadino che ha un impianto nucleare nel proprio comune, non posso permettermi di soffrire della sindrome Nimby (not in
my backyard, non nel mio giardino, ndr)».
E così si è fatto avanti?
«La mia non è una autocandidatura, ma un gesto di responsabilità. La scorsa estate, quando il ministero dell’ambiente preannunciò l’uscita della carta dei siti idonei, fui contattato e mi fu chiesto».
E lei che cosa rispose?
«Che se fossimo stati ritenuti idonei, ci saremmo seduti al tavolo».
Ma Trino alla fine non è stata inserita nella carta.
«Io non conosco le valutazioni tecniche all’origine dell’esclusione. Dico solo una cosa: se in passato si pensò a questo sito per l’installazione della centrale, magari potrebbe andare bene anche per il deposito».
Ma l’ex centrale si trova in riva al Po. E i requisiti di idoneità fissati dall’ispra indicano che il sito non può essere vicino ai corsi d’acqua.
«Ecco, ma magari si potrebbe costruire in un’altra zona. E poi...».
E poi...?
«E poi se Trino non è sicura per ospitare il deposito definitivo, vuol dire che non è sicura nemmeno oggi per ospimodi tare quello temporaneo, dove le condizioni di sicurezza sono al livello 1 (su 4). Dovrebbero portare via tutto subito».
Per farlo servirebbe avere il deposito unico.
«Già oggi noi facciamo da deposito nazionale. Quasi l’80 per cento dei rifiuti radioattivi italiani sono stoccati tra Trino e Saluggia. E, purtroppo, si sa come si dice?».
Come si dice?
«In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio».
E quindi?
«E quindi: piuttosto che rimanere in questo stato di provvisorietà, preferirei ospitare il deposito definitivo con tutti gli standard di sicurezza e i crismi del caso».
Teme che si blocchi tutto?
«Salvini contesta i tempi e i in cui si è proceduto, e fa bene. Ma io temo che dopo la levata di scudi tutto resti così com’è. Ecco perché a questo punto dico: il problema qui ce l’abbiamo, e qui dobbiamo risolvercelo. Altrimenti non arriveremo mai a smantellare la centrale».
Che cosa è rimasto oggi nella centrale?
«Le scorie ad alta attività sono state portate via, ma tutto il resto (la struttura, le vasche, gli impianti) è rimasto. Ed è contaminato».
Quali sono i tempi previsti per la chiusura definitiva?
«Io ho iniziato a fare politica nel 2009 e allora si parlava di raggiungere lo stato di “prato verde” nel 2020-21. La centrale nucleare è ancora lì».