Corriere Torino

Il sindaco di Trino: «Qui il deposito delle scorie»

Il sindaco Pane: noi pronti a prendere i rifiuti radioattiv­i, ma il governo ci ha esclusi

- Di Gabriele Guccione

Suona come una provocazio­ne, la auto-candidatur­a del sindaco di Trino Vercellese, Daniele Pane, ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattiv­e. Ma è anche un messaggio diretto al governo, affinché faccia presto: «La realtà dei fatti è che noi oggi siamo meno sicuri di un domani in cui si dovesse fare qui il deposito nazionale dei rifiuti radioattiv­i», afferma il primo cittadino, appoggiato anche da Matteo Salvini. L’ex centrale nucleare nel Vercellese da trent’anni è un sito di stoccaggio provvisori­o. Da allora si aspetta una soluzione definitiva.

«La realtà dei fatti è che noi oggi siamo meno sicuri di un domani in cui si dovesse fare qui il deposito nazionale dei rifiuti radioattiv­i». Nasce da questa constatazi­one la proposta, o forse la provocazio­ne, appoggiata anche da Matteo Salvini, del sindaco di Trino, il leghista Daniele Pane. L’ex centrale nucleare del comune del Vercellese è stata la prima sede nucleare d’italia e da trent’anni è un sito di stoccaggio provvisori­o. Da allora si aspetta una soluzione definitiva.

Sindaco, davvero lei candida Trino a ospitare il deposito nazionale? Sarebbe l’unico primo cittadino italiano a volerlo...

«Io capisco i miei colleghi che si sono ritrovati a sorpresa sulla mappa delle aree candidate, le loro reazioni sono naturali. Ma da primo cittadino che ha un impianto nucleare nel proprio comune, non posso permetterm­i di soffrire della sindrome Nimby (not in

my backyard, non nel mio giardino, ndr)».

E così si è fatto avanti?

«La mia non è una autocandid­atura, ma un gesto di responsabi­lità. La scorsa estate, quando il ministero dell’ambiente preannunci­ò l’uscita della carta dei siti idonei, fui contattato e mi fu chiesto».

E lei che cosa rispose?

«Che se fossimo stati ritenuti idonei, ci saremmo seduti al tavolo».

Ma Trino alla fine non è stata inserita nella carta.

«Io non conosco le valutazion­i tecniche all’origine dell’esclusione. Dico solo una cosa: se in passato si pensò a questo sito per l’installazi­one della centrale, magari potrebbe andare bene anche per il deposito».

Ma l’ex centrale si trova in riva al Po. E i requisiti di idoneità fissati dall’ispra indicano che il sito non può essere vicino ai corsi d’acqua.

«Ecco, ma magari si potrebbe costruire in un’altra zona. E poi...».

E poi...?

«E poi se Trino non è sicura per ospitare il deposito definitivo, vuol dire che non è sicura nemmeno oggi per ospimodi tare quello temporaneo, dove le condizioni di sicurezza sono al livello 1 (su 4). Dovrebbero portare via tutto subito».

Per farlo servirebbe avere il deposito unico.

«Già oggi noi facciamo da deposito nazionale. Quasi l’80 per cento dei rifiuti radioattiv­i italiani sono stoccati tra Trino e Saluggia. E, purtroppo, si sa come si dice?».

Come si dice?

«In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisori­o».

E quindi?

«E quindi: piuttosto che rimanere in questo stato di provvisori­età, preferirei ospitare il deposito definitivo con tutti gli standard di sicurezza e i crismi del caso».

Teme che si blocchi tutto?

«Salvini contesta i tempi e i in cui si è proceduto, e fa bene. Ma io temo che dopo la levata di scudi tutto resti così com’è. Ecco perché a questo punto dico: il problema qui ce l’abbiamo, e qui dobbiamo risolverce­lo. Altrimenti non arriveremo mai a smantellar­e la centrale».

Che cosa è rimasto oggi nella centrale?

«Le scorie ad alta attività sono state portate via, ma tutto il resto (la struttura, le vasche, gli impianti) è rimasto. Ed è contaminat­o».

Quali sono i tempi previsti per la chiusura definitiva?

«Io ho iniziato a fare politica nel 2009 e allora si parlava di raggiunger­e lo stato di “prato verde” nel 2020-21. La centrale nucleare è ancora lì».

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Centrale L’impianto nucleare di Trino Vercellese è stato in funzione dal 1965 al 1990

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