Corriere Torino

Oggi in piazza la scuola che non rientra

Stamattina un’aula con i banchi all’aperto davanti alla Regione «Sono contenta di ciò che ho fatto almeno le medie rientrano»

- Sandrucci

«Me la sto vivendo male. La Dad mi ha tolto la voglia di svegliarmi e trovare un motivo per alzarmi dal letto». Soltanto l’idea che forse oggi sarebbe rientrata in classe le aveva fatto tornare il sorriso. Aveva già pensato a come vestirsi, a chi avrebbe incontrato per strada e all’ingresso. Dopo aver protestato a pochi metri dalla studentess­a delle medie, Anita, per due mesi davanti a scuola, oggi Maia, 16 anni, studentess­a del Gioberti, si ritroverà ancora una volta a casa a seguire le lezioni dalla sua stanza. «Da sola, dietro al computer dove nessuno si rende conto di come stai». In Piemonte gli studenti delle scuole superiori continuera­nno con la Dad al 100% almeno fino al 18 gennaio, una settimana in più rispetto alle indicazion­i nazionali. I dati sul contagio non permettono ancora un rientro in sicurezza, nemmeno al 50%. Una scelta giudicata più prudente, ma che ha ricadute pesanti. Tanto che oggi il movimento Priorità alla Scuola sarà in presidio in piazza Castello a partire dalle 10 insieme agli studenti, come in 19 città in Italia con lo slogan «la scuola non si chiude, si-cura». Maia invece, dopo la diretta in programma con «Uno Mattina», tornerà a casa. «La mia protesta è finita, ho capito che non basta — riflette —. Sono contenta di averlo fatto, almeno le seconde e terze medie sono tornate in classe, ma qui ci vuole qualcuno che decida dall’alto». Nel caso delle superiori, la Dad si protrae da quasi un anno. Sta lasciando indietro chi era già poco motivato o aveva meno mezzi e sta facendo vacillare la voglia di studiare anche tra i più bravi. «Sto perdendo interesse, le poche materie che ancora riesco a seguire sono quelle in cui i professori si sono sforzati in tutti i modi di capirci e di aiutarci, discutendo anche in privato con noi e cercando di darci ascolto, in un momento in cui le istituzion­i hanno un totale disinteres­se verso di noi», osserva Daniele Mongini, 18 anni, presidente della Consulta studentesc­a e allievo del liceo d’azeglio, che sente «di perdere sempre di più conoscenze e possibilit­à». L’impegno di tempo non è diminuito, al contrario è aumentato. Con le lezioni online, l’orario si dilata nell’arco della giornata. «Noi finiamo anche al pomeriggio e non c’è più tempo per dedicarsi alle proprie passioni — dice Elia Mengozzi rappresent­ante al liceo Volta —. Allo sport e alla la musica, non si dovrebbe rinunciare a causa della Dad». Ma Elia pensa che «ora un rientro sarebbe pericoloso, una follia». Come il Fronte della gioventù comunista che oggi sarà davanti al Gioberti per un’azione dimostrati­va. «Noi non chiediamo un rientro immediato, che riteniamo azzardato in queste condizioni — spiega Pietro Mazzucco —. Questa chiusura però è l’ennesima dimostrazi­one che per la scuola non si fa niente». Il movimento studentesc­o Last sarà invece con Priorità alla scuola in piazza Castello, dove verrà allestita un’aula a cielo aperto con banchi e sedie. «Dopo tante promesse da parte del Governo e del presidente Cirio per garantire un rientro in presenza in sicurezza, ancora una volta non è stato fatto abbastanza — denuncia Last —. Il piano di rientro della nostra regione si è rilevato fallimenta­re, con un trasporto pubblico non sufficient­e e un passaggio di responsabi­lità all’autonomia scolastica».

 ??  ?? Non andrà più davanti alla sua scuola Maia, 16 anni, studentess­a del Gioberti, si ritroverà ancora una volta a casa a seguire le lezioni dalla sua stanza. Prima delle vacanze natalizie aveva condiviso con Anita la protesta per il rientro in classe studiando sulle scale dell’istituto
Non andrà più davanti alla sua scuola Maia, 16 anni, studentess­a del Gioberti, si ritroverà ancora una volta a casa a seguire le lezioni dalla sua stanza. Prima delle vacanze natalizie aveva condiviso con Anita la protesta per il rientro in classe studiando sulle scale dell’istituto

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