Il medico Boella: «Tanti sms da chi si vuole immunizzare Vorremmo fare noi le iniezioni»
«Un medico di famiglia che si vaccina lancia un messaggio importante». Ne è convinto il dottor Gianni Boella, dottore di San Salvario, con studio in via Madama Cristina.
Perché?
«Un medico che lo consiglia e non lo fa è poco credibile. Mi ricorderebbe quelli che, quando ero ragazzo, dicevano di non fumare e poi avevano il sigaro in mano. Noi dobbiamo dare il buon esempio. Di più: se noi ci contagiamo, c’è una buona probabilità di infettare anche i nostri pazienti.
E non possiamo diventare untori».
E i suoi assistiti vogliano vaccinarsi?
«Molti sì. Dal Vaccine day europeo, ogni giorno ricevo in media cinque messaggi o telefonate di persone che chiedono come possono prenotarsi per fare il vaccino».
Chi sono?
«In genere anziani».
E le ragioni? La paura di ammalarsi?
«Mi pare sia più il desiderio di liberarsi del Covid e tornare a una vita normale».
E voi avete qualche anticipazione su come avverrà la campagna vaccinale di massa?
«No, ma il sogno sarebbe vaccinare tutti entro l’estate, o comunque prima del via, in autunno, alla campagna contro l’influenza, per evitare che le iniziative si sovrappongano».
Questo stravolgerebbe un’altra volta la vita di voi medici, non crede?
«Esatto. Il nostro lavoro è già cambiato radicalmente: prima vedevo anche quattrocento pazienti a settimana, ora otto al giorno, quelli che non posso fare a meno di visitare, che devo toccare. Gli altri si sono trasferiti su Whatsapp, nelle mail, al telefono. Gli anziani stessi sono diventati molto tecnologici. E noi lavoriamo di più: 18 ore al giorno, anche sabato e domenica. Ma, devo dire, ora il desiderio maggiore è un altro. Ne discutevo, dopo il vaccino, con alcuni colleghi».
Quale?
«Poter effettuare anche noi il vaccino anti-covid ai cittadini: oggi (ieri,ndr), nella Asl, ho trovato una organizzazione perfetta, ma noi dobbiamo vaccinare 50 milioni di persone ed è impensabile credere di farlo senza il supporto della medicina generale».
Sapete già se sarete coinvolti?
«Non ancora, nemmeno a livello nazionale, ma lo speriamo. D’altra parte, facciamo già le vaccinazioni contro l’influenza e si sta parlando di affidarci pure i richiami, in età adulta, di quelli per tetano, difterite e pertosse».
L’impegno dei medici di famiglia è però spesso subordinato ad accordi economici. Si troverà un’intesa perché possiate vaccinare contro il Covid?
«Vero, d’altra parte, si tratterebbe comunque sempre di un lavoro in più, ma con buon senso e volontà una soluzione si trova, magari prevedendo un sistema incentivante, che permetta così di vaccinare più persone possibili».
È fondamentale?
«Si deve arrivare a una copertura di almeno il 75 per cento della popolazione. Nel frattempo, dobbiamo seguire le stesse regole previste già, cent’anni fa, per l’epidemia di spagnola. È cambiata solo un po’ la lingua italiana. Ma anche all’epoca si indossava la mascherina e non si andava al “cinematografo”. Purtroppo dobbiamo capire quali sono le priorità, se la socialità o l’economia o la salute. Per me quest’ultima. E da 150 anni, il vaccino è la soluzione per le malattie infettive».