Rivincita Paratici
Chiesa, Mckennie e Kulusevski: decolla nel momento più importante il mercato costruito dal Cfo della Juventus
Anno dopo anno, ai nastri di partenza, la Juve si ritrova con i favori del pronostico. Ma anche con un giudizio sul mercato che rimane sospeso, in attesa di quei risultati che sono l’unica cartina di tornasole che non mente mai. Certo, l’estate dell’acquisto del secolo, quello di Cristiano Ronaldo, forse rappresentava un’eccezione. Per il resto, la Juve è più o meno sempre sembrata la squadra più forte, eppure incompleta, con giocatori magari pagati troppo o che non sembravano la giusta mossa. Basta riavvolgere il nastro di qualche mese, lasciando da parte il complicato capitolo delle cessioni, il club bianconero ha investito circa 270 milioni di euro in campagna acquisti, grazie anche a formule creative senza le quali sarebbe stato impossibile spendere tanto in un anno come il 2020. Il colpo di gennaio è stato Dejan Kulusevski, poi è stato il momento di Arthur a giugno (scambio con Miralem Pjanic e conguaglio), infine è stato tra agosto, settembre e ottobre che Fabio Paratici si è giocato tutto puntando su Weston Mckennie, Alvaro Morata e Federico Chiesa.
E per quanto ancora oggi la rosa a disposizione di Andrea Pirlo sia assolutamente perfettibile, tra lacune numeriche e di personalità, non si può non sottolineare come proprio le tre scommesse fatte dal capo dell’area sportiva bianconera siano state fin qui le vere note positive di una stagione che vede la Juve costretta a inseguire in campiosi nato ma anche rinvigorita dal colpaccio di San Siro contro il Milan capolista. Una partita che ha portato in prima pagina il volto di Chiesa, seguito a ruota proprio da Mckennie e Kulusevski. Proprio come nella prima complicata parte di stagione, quando è stato Morata a prendere per mano la Juve, con e senza Ronaldo.
Quindi, aspettando un mercato di gennaio che possa completare una squadra a cui manca ancora qualcosa di importante. In attesa di vedere se la rivoluzione targata Pirlo possa trasformarsi nella rimonta capace di valere il decimo scudetto. Ecco che il successo contro il Milan non può fare altro che essere identificato anche in una vittoria personale di Paratici. Che quando c’è da capire il valore di un giocatore, continua ad avere pochi rivali in circolazione.
Alzi la mano chi non ha storto il naso o magari ironizzato al momento dell’arrivo di Mckennie: in realtà l’americano si sta rivelando pedina fondamentale e non una semplice costosa manovra per espandersi sul mercato statunitense. Tra Luis Suarez ed Edin Dzeko, l’affare Morata è sembrato un ripiego ai più, ma sul campo lo spagnolo si è trasformato nella spalla ideale di CR7 e in un titolare capace di lasciare spazio a Paulo Dybala solo quando infortunato. Ed ora c’è Chiesa ad aver trovato ritmo e colpi da campione, tali da far capire come forse quei 60 milioni non rappresentino un affare solo dal punto di vista della Fiorentina. È presto, i conti si fanno solo alla fine, anche quelli economici, questa stagione non è nemmeno arrivata a metà e rimarrà per motivi non solo di campo forse la più difficile di tutta la carriera di Paratici. E degli ultimi dieci anni della Juve. Intanto una bella rivincita, il dirigente bianconero, se la sta già prendendo: quando c’è da scegliere un giocatore, lui vede sempre qualcosa in più degli altri. E quasi sempre ha ragione lui.
Nel mirino
Spesso contestato in questa stagione, ora il dirigente bianconero gioisce coi suoi colpi