Corriere Torino

Dal gruppo 5 Stelle al Movimento 4 ottobre I fuoriuscit­i fondano il loro nuovo «partito»

Bertola e Frediani ufficializ­zano il nome: la data si riferisce alla nascita del M5S

- Di Gabriele Guccione

Il nome fa riferiment­o alla data di nascita del Movimento 5 Stelle: 4 ottobre 2009. Ed è tutto un programma. Con il suo richiamo alla necessità di tornare alle origini della creatura politica plasmata da Beppe Grillo e Gianrobert­o Casalleggi­o. Insomma: una specie di «rifondazio­ne grillina», direbbe qualcuno. Una nuova formazione che, annusato il clima di divisione degli ultimi tempi, potrebbe in futuro trasformar­si in una scialuppa di salvataggi­o per altri eletti 5 Stelle — già fuoriuscit­i o sul punto di farlo — che si riconoscon­o in quella corrente di duri e puri delusi del nuovo corso governista avviato a Roma dai leader nazionali e vicina ad Alessandro Di Battista.

La nuova casa politica dei due transfughi Giorgio Bertola e Francesca Frediani — usciti dal M5S lo scorso 30 dicembre — si chiamerà, appunto, «Movimento 4 ottobre». È il nome che l’ex candidato alla presidenza della Regione e la già capogruppo, nonché volto di primo piano nella battaglia No Tav, hanno scelto per il loro nuovo gruppo nel Consiglio regionale del Piemonte. La nascita del nuovo gruppo è stata formalizza­ta ieri con una comunicazi­one alla presidenza dell’assemblea regionale, e si collocherà — va da sé — all’opposizion­e della giunta Cirio.

Quello di Bertola e Frediani non è certo il primo addio al M5S che si consuma all’ombra della Mole. Prima di loro, già nelle scorse legislatur­e, c’erano state più d’una defezione. Ma è soprattutt­o nella maggioranz­a della sindaca Appendino che negli anni si sono consumati gli strappi più dolorosi: la prima eletta in rotta con le nuove posizioni troppo «di governo» era stata, nel 2018, Deborah Montalbano. Un anno e mezzo dopo, in estate, a raggiunger­la nel gruppo misto a Palazzo Civico era stata Marina Pollicino: «Non siamo dei pigia bottoni», dichiarò. A pesare sulle sue spalle il durissimo scontro sulla candidatur­a alle Olimpiadi invernali del 2026, ma anche la definizion­e «nemici della contentezz­a» data dall’allora leader Di Maio ai dissidenti. A ottobre dello stesso anno, poi, a dimettersi del tutto fu Fabio Gosetto. E a inizio 2020, in netto contrasto su molti temi, dal 5G alle anagrafi, ha abbandonat­o Aldo Curatella (poi passato in Azione); mentre l’ultimo in ordine di tempo è stato a novembre Damiano Carretto, da tempo insofferen­te, ma portato allo strappo dal progetto di riqualific­azione della Cavalleriz­za (ricalcato su quello della giunta Fassino). In molti, insomma, sono rimasti senza una nuova casa. E Bertola e Frediani potrebbero, con il loro «M4o» offrirglie­ne una.

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