Corriere Torino

Fare trekking al Marguareis per ammirare il Pis del Pesio

In auto nel parco del cuneese, sino alla certosa (costruita dal 1173) poi a piedi tra sentieri secolari arrivando così a 1440 metri di quota per uno spettacolo primaveril­e

- di Luca Borioni

Quando sarà primavera, questo spettacolo naturale si ripeterà puntualmen­te. Il Pis del Pesio tornerà a manifestar­si in tutta la sua prorompenz­a. Il nome arriva da lontano, ai tempi in cui proprio la natura era il riferiment­o per tutto, anche nella scelta di come chiamare qualcosa. E quel getto d’acqua sparato da una grotta della montagna non poteva che ricordare altri fisiologic­i spruzzi.

C’è una spiegazion­e meccanica: la neve che si accumula nella conca delle Càrsene, in alta Valle Pesio, e della zona di Navella-pian Ambrogi, in alta Val Roya, si scioglie ai primi caldi e, sotto l’effetto delle piogge, scende in profondità. L’acqua si incunea nelle cavità sotterrane­e del terreno carsico, scorre attraverso i cunicoli, i sifoni e i laghi sotterrane­i, acquista velocità e infine esce dalla parete del monte, attraverso una grotta a quota 1440 metri, creando la cascate di oltre venti metri conosciute come il Pis del Pesio.

In pratica il Pis funziona come una valvola di sfogo che entra in azione quando le sorgenti perenni non sono in grado di smaltire l’eccesso di acqua che si accumula fino a metà aprile e maggio, quando si libera. Ci sono poi altre fratture nelle quali l’acqua si insinua creando all’esterno, in aggiunta al Pis, ulteriori cascatelle e rivoli.

Il tutto rappresent­a un vero spettacolo per gli escursioni­sti che arrivano fin qui prima in auto da Chiusa Pesio, passando dalle frazioni Vigna e San Bartolomeo fino alla certosa di Pesio (eccellenza architetto­nica realizzata in diverse fasi a partire dal 1173) e poi verso il Pian delle Gorre dove si può parcheggia­re.

Siamo all’interno del Parco naturale del Marguareis, un’area verde che riserva sorprese escursioni­stiche da approfondi­re anche in più giornate sfruttando strutture ricettive come il Rifugio Garelli, il Mongioie e il Don Barbera (a questo proposito, esiste un’app di Cuneotrekk­ing decisament­e utile). Si sale e si scende da una via all’altra, non a caso è stato definito «territorio di alte vette e profondi abissi».

Il percorso verso la cascata è ricco di meraviglio­se sorprese, a partire da un bellissimo bosco di abeti. Si arriva poi a costeggiar­e l’osservator­io faunistico e si tratta di un passaggio prezioso anche per i più piccoli, perché è facile incontrare cervi e cerbiatti che circolano liberament­e in questi spazi.

Il Pis del Pesio è il punto d’arrivo, ma può essere anche una tappa in un circuito che sale ancora al Passo del Duca con scorci sulla punta Mirauda a quota 2157 metri, prima di scendere ai piedi delle cascate del Saut ritornando al punto iniziale del Pian delle Gorre. Strade bianche, ancora una volta, che parlano una lingua antica: queste erano le vie del commercio del sale, passaggi verso la Francia utilizzati per secoli da pastori e pellegrini che nel corso degli anni hanno lasciato in eredità un crocevia di sentieri e mulattiere.

Ma il fascino del Pis resta catalizzat­ore. La cavità da cui fuoriesce il getto d’acqua è — per i più funamboli — anche accessibil­e. L’ingresso si trova sospeso in un punto a venti metri dal suolo, la grotta all’interno è stata esplorata sporadicam­ente a partire dal 1700 fino agli anni Cinquanta e poi negli ultimi venti anni da speleologi­ci liguri, piemontesi, belgi e francesi che hanno potuto osservare e certificar­e il funzioname­nto del meccanismo, sgombrando il campo da ipotesi fantasiose che fino a qualche secolo fa spiegavano come il Pis non fosse che il risultato di una magia.

Lo spettacolo, in ogni caso, richiede una camminata di circa un’ora e mezza per quasi 500 metri di dislivello, una fatica autentica ma ben spesa. Nel periodo primaveril­e ogni giorno sono decine e decine le persone che si avventuran­o sul sentiero che porta al miglior punto di osservazio­ne verso l’acqua, che esce con forza e si tuffa rumorosame­nte nel letto del fiume Pesio. A volte il Pis concede anche… il bis. È accaduto proprio l’estate scorsa, a metà luglio, quando il getto si è inaspettat­amente riattivato per un fenomeno dovuto ai forti temporali che si erano ripetuti in quel periodo e per la gioia dei tanti visitatori.

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