’Ndrangheta, «fughe di notizie e favori a certi carabinieri»
Gli fu sequestrata l’auto: «Senti i carabinieri di Moncalieri»
Dalla testimonianza di un maresciallo del Gico della Finanza in aula bunker — e dalle intercettazioni — emergono «fughe di notizie» e rapporti non convenzionali tra un pregiudicato e alcuni carabinieri, a Moncalieri: «Io sono andato a fare favori a capitani e colonnelli», sbotta l’uomo al telefono. Una pattuglia gli aveva appena sequestrato l’auto e aveva bisogno di un favore.
Campagne di Carmagnola, 24 febbraio 2018: durante un ordinario servizio di controllo, una pattuglia dei carabinieri della compagnia di Moncalieri sequestra una Mercedes classe B, perché risultavano non più pagate alcune rate alla finanziaria, per l’acquisto, e quindi il veicolo era diventato frutto di un’appropriazione indebita. L’uomo alla guida, 45 anni e diversi «precedenti di polizia e/0 penali» (lesioni, violenza privata, traffico di stupefacenti) s’attacca al telefono, furibondo, cercando di risolvere al più presto il guaio. Non sa che è intercettato dai militari del Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) della guardia di finanza: qualche tempo prima, il suo nome era venuto fuori nei racconti di un collaboratore di giustizia, Ignazio Zito, a proposito del trasporto e del nascondiglio di sei bombe a mano. La prima chiamata è alla mamma, perché si attivi al più presto a contattare «qualche appartenente all’arma dei carabinieri», a Moncalieri, con alcuni dei quali — secondo quanto emerge dagli atti delle Fiamme gialle — pare esserci una certa confidenza: «Io sono andato a fare favori a capitani e colonnelli, non le spine (reclute, ndr) del cavolo». E ancora: «Quando mi chiamano, ad andare a fargli i lavori gratis, a gratis hai capito?», sbotta con la madre.
Chiosa nell’annotazione del Gico: «E pertanto, ora che lui ha bisogno, quest’ultimi dovranno attivarsi per fargli ottenere il dissequestro dell’autovettura».
Fatto sta che durante la telefonata la stessa donna, con una certa disinvoltura, cita il nome (non il cognome) di qualche maresciallo. Mentre, dall’altra parte, l’uomo inveisce pesantemente contro i due carabinieri che l’hanno fermato, colpevoli solo di aver eseguito il proprio dovere, come ogni giorno fanno la stragrande maggioranza dei colleghi. C’è un secondo problema. All’uomo viene il dubbio che il controllo non sia stato casuale. E qui c’è l’altro elemento inquietante, riferito da un maresciallo del Gico nel corso dell’udienza di Carminius-fenice, il processo sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Carmagnola e dintorni, che si sta celebrando davanti al tribunale di Asti, in trasferta nell’aula bunker delle Vallette. I sospetti sorgono «probabilmente anche a causa di una fuga di notizie sulla possibile attività di polizia pianificata». Difatti, saputa l’esistenza delle bombe a mano, da utilizzare per un attentato «a una personalità che dava fastidio all’organizzazione», i finanzieri aveva preparato un blitz, per individuare le armi e sequestrarle. Ma per non scoprire l’indagine, avevano chiesto il supporto dei carabinieri. Ma quel casuale controllo della pattuglia e — è l’ipotesi — una fuga di notizie, renderà il piano inutile: l’uomo farà sparire tutto quanto custodiva in casa. Comprese le bombe a mano, sotterrate nel suo giardino, almeno secondo le intercettazioni. Come conferma il maresciallo del Gico, sulle domande del pubblico ministero della Dda, Paolo Toso: «Al momento dell’esecuzione delle misure fu fatta la perquisizione, ma senza trovare nulla».