Marangoni, l’influencer che vende alloggi con le stories
«Ciao amiche come va?», cominciano sempre così le stories di Elisabetta Marangoni, la prima influencer del mondo dell’immobiliare che su Instagram è riuscita a costruire una community di 31mila follower che la seguono grazie a un intenso lavoro creato intorno a un settore che finora non era stato coperto. Da 18 anni nel campo, è proprietaria dell’agenzia Casabase Immobiliare e ha sviluppato un modo innovativo di fare questo mestiere. Elisabetta sta costruendo solide radici nel digital: «Ho sempre basato la professione sulle relazioni. Non sono mai stata una, per intenderci, che suonava i campanelli. L’idea che mi ha permesso di raggiungere questa leadership è stata di rendere fruibili sui miei canali e in particolare su Instagram, delle informazioni che fossero utili a chi vuole cambiare casa o che comunque è molto interessato. Offro gratuitamente, attraverso il contributo di professionisti come architetti, notai, designer, consulenze che si potrebbero reperire solo a pagamento. Ciò ha fatto in modo che ampliassi il mio raggio d’azione facendo network con questi e altri professionisti e oggi ricevo moltissime richieste per occuparmi di case in parecchi luoghi oltre Torino. Da Milano, dove presto aprirò una sede, alla Sardegna, da Roma a Parigi». La richiesta aumenta sempre di più e c’è uno scambio fertile con chi la segue. Nel suo blog www.in-sta-casa.com si alternano articoli e informazioni divulgate dai professionisti con cui Elisabetta collabora e che mettono a disposizione le loro competenze ricevendone contatti e visibilità. A breve vedrà la luce un progetto su cui punta molto, «la Casabaseacademy è un corso per la formazione digitale nell’ambito dell’immobiliare che nasce dalla mia esperienza e dal metodo che ho concretizzato in questi anni con un focus sull’online. Il digital apre opportunità sconfinate ma bisogna padroneggiarne il linguaggio. Sono maturi i tempi per un franchising 4.0 con dinamiche molto diverse rispetto a quelle, vetuste, che ci sono oggi». A Torino manca una strategia di crescita: «Le situazioni appetibili sono quelle momentanee legate a investimenti privati, come la zona tra Combo e la Nuvola. Ogni anno si perdono aziende e posti di lavoro in nuclei famigliari che sono quelli che potrebbero investire nelle case e invece vanno altrove. Crocetta e la collina sono andate molto giù. Resistono i quartieri a ridosso delle stazioni».