I nostri «cloni» digitali in una app
Il dato è mio e lo gestisco io. Potrebbe suonare così, parafrasando lo slogan femminista degli anni Settanta, «il corpo è mio e lo gestisco io», la nuova rivoluzione che ha a che fare con la tutela della nostra vita digitale. Ricordi, documenti, conversazioni e non solo. Account bancari, polizze vita, opere d’ingegno, criptovalute. Quindi valore affettivo e valore economico, sfere che, clic dopo clic costruiscono la nostra impronta online. Ogni giorno più massiccia. Rivoluzione che parte proprio da Torino, con elegacy, applicazione che raccoglie la sfida dell’eredità digitale.
«Ci facciamo promotori di quella che definiamo “informetica”, sintesi di informatica ed etica, perché restituiamo all’utente la sua profilazione e lo facciamo a fin di bene, rispettandone le volontà — spiega Pietro Jarre, ingegnere ambientale e presidente di elegacy la prima piattaforma che gestisce, con validità legale, l’eredità digitale — E soprattutto non leggiamo contenuti e non vendiamo dati a terzi».
La squadra è formata da sei persone, tre uomini e tre donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni: esperti in sicurezza informatica, comunicazione, impatto sociale e broker. Come funziona. «Attraverso un motore di intelligenza artificiale analizziamo i passi in rete dell’utente, aiutiamo a distinguere ciò che ha un valore economico da ciò che ha valore affettivo producendo poi un elenco dei beni digitali che sarà aggiornato costantemente in maniera automatica. L’eredità digitale infatti cambia di continuo e cresce nel tempo e con l’età». Un autentico inventario, dunque, della propria vita online.
L’attività di elegacy parte dal presupposto per cui, se il patrimonio digitale ha un valore economico che cresce esponenzialmente, devono crescere anche le tutele. «Si ha a che fare — aggiunge Jarre
La squadra è composta da sei persone tra esperti di sicurezza informatica e broker
— con il diritto dei consumatori a proteggere non solo il proprio patrimonio economico ma a conoscere la propria impronta e decidere cosa farne. L’applicazione in questo senso è uno strumento utile a tutelarsi nei confronti delle piattaforme e di chi eredita, perché in mancanza di decisione deciderà qualcun altro per noi».
Dal 2019 la piattaforma ha registrato i primi abbonamenti, al momento vengono gestiti un migliaio di utenti, e sono in corso conversazioni con società di assicurazioni e consulenti finanziari e patrimoniali. «Con il nostro lavoro, vogliamo utilizzare la tecnologia per costruire una società migliore». Nel campo non solo dei diritti ma anche della tutela ambientale. In questo contesto s’inserisce l’importanza del decluttering, l’eliminazione di ciò che è inutile e superfluo. «Dalle bonifiche delle aree inquinate come ingegnere ambientale — conclude Jarre — sono passato alle bonifiche dell’ambiente digitale». Sì, perché ogni azione online inquina e selezionare ed eliminare ha un effetto benefico sull’ambiente. «È la nostra filosofia, viaggiare leggeri».