Corriere Torino

I nostri «cloni» digitali in una app

- Valeria Catalano

Il dato è mio e lo gestisco io. Potrebbe suonare così, parafrasan­do lo slogan femminista degli anni Settanta, «il corpo è mio e lo gestisco io», la nuova rivoluzion­e che ha a che fare con la tutela della nostra vita digitale. Ricordi, documenti, conversazi­oni e non solo. Account bancari, polizze vita, opere d’ingegno, criptovalu­te. Quindi valore affettivo e valore economico, sfere che, clic dopo clic costruisco­no la nostra impronta online. Ogni giorno più massiccia. Rivoluzion­e che parte proprio da Torino, con elegacy, applicazio­ne che raccoglie la sfida dell’eredità digitale.

«Ci facciamo promotori di quella che definiamo “informetic­a”, sintesi di informatic­a ed etica, perché restituiam­o all’utente la sua profilazio­ne e lo facciamo a fin di bene, rispettand­one le volontà — spiega Pietro Jarre, ingegnere ambientale e presidente di elegacy la prima piattaform­a che gestisce, con validità legale, l’eredità digitale — E soprattutt­o non leggiamo contenuti e non vendiamo dati a terzi».

La squadra è formata da sei persone, tre uomini e tre donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni: esperti in sicurezza informatic­a, comunicazi­one, impatto sociale e broker. Come funziona. «Attraverso un motore di intelligen­za artificial­e analizziam­o i passi in rete dell’utente, aiutiamo a distinguer­e ciò che ha un valore economico da ciò che ha valore affettivo producendo poi un elenco dei beni digitali che sarà aggiornato costanteme­nte in maniera automatica. L’eredità digitale infatti cambia di continuo e cresce nel tempo e con l’età». Un autentico inventario, dunque, della propria vita online.

L’attività di elegacy parte dal presuppost­o per cui, se il patrimonio digitale ha un valore economico che cresce esponenzia­lmente, devono crescere anche le tutele. «Si ha a che fare — aggiunge Jarre

La squadra è composta da sei persone tra esperti di sicurezza informatic­a e broker

— con il diritto dei consumator­i a proteggere non solo il proprio patrimonio economico ma a conoscere la propria impronta e decidere cosa farne. L’applicazio­ne in questo senso è uno strumento utile a tutelarsi nei confronti delle piattaform­e e di chi eredita, perché in mancanza di decisione deciderà qualcun altro per noi».

Dal 2019 la piattaform­a ha registrato i primi abbonament­i, al momento vengono gestiti un migliaio di utenti, e sono in corso conversazi­oni con società di assicurazi­oni e consulenti finanziari e patrimonia­li. «Con il nostro lavoro, vogliamo utilizzare la tecnologia per costruire una società migliore». Nel campo non solo dei diritti ma anche della tutela ambientale. In questo contesto s’inserisce l’importanza del declutteri­ng, l’eliminazio­ne di ciò che è inutile e superfluo. «Dalle bonifiche delle aree inquinate come ingegnere ambientale — conclude Jarre — sono passato alle bonifiche dell’ambiente digitale». Sì, perché ogni azione online inquina e selezionar­e ed eliminare ha un effetto benefico sull’ambiente. «È la nostra filosofia, viaggiare leggeri».

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Promuove corsi di educazione digitale ed eventi di formazione su tematiche che riguardano web, archiviazi­one ed eredità digitale
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