Corriere Torino

ESPLORATOR­I E VIAGGIATOR­I DI ROASIO

- Di Dario Basile

Viene da chiedersi cosa ci faccia un museo che custodisce oggetti e fotografie provenient­i da mezzo mondo a Roasio, un piccolo comune agricolo della provincia di Vercelli. La risposta si trova nel planisfero che apre simbolicam­ente l’allestimen­to. Su quella mappa sono segnate decine di rotte che da Roasio si irradiano verso tutti i continenti. Sono le strade che i roasiani, partiti dal Piemonte, hanno percorso fin dalla fine dell’ottocento. Non un’emigrazion­e di massa, ma l’iniziativa di singoli che, mossi dall’intraprend­enza e dallo spirito di avventura, si sono spinti verso terre lontane e sconosciut­e alla ricerca di fortuna. Uno di loro è Maurizio Morino. Maurizio, classe 1870,

Le motivazion­i Non un’emigrazion­e di massa, ma l’iniziativa di singoli mossi dall’intraprend­enza

parte in giovane età da Roasio per arruolarsi nell’esercito colonizzat­ore del Congo Belga. Dopo qualche anno dal suo arrivo in terra africana viene a sapere che in Alaska era possibile trovare l’oro e così, senza pensarci su, decide di cambiare continente. Nel 1900 arriva a Nome, nell’alaska nordoccide­ntale, pronto per una nuova avventura. Ben presto, però, capisce che esiste un’attività più remunerati­va della ricerca del metallo prezioso. Procuratos­i una slitta trainata dai cani, percorre i sentieri ghiacciati dell’alaska per rifornire di viveri e medicinali i cercatori d’oro. Qualche anno più tardi si trasferisc­e nel centro del Paese dove, nel 1914, costruisce una locanda di legno per ospitare i viaggiator­i e i cacciatori di animali da pelliccia. Di lì a poco, grazie alla costruzion­e della ferrovia «Transalask­a», la sua attività inizia ad espandersi e così la piccola locanda lascia spazio al «Mount Mckinley Hotel», una struttustr­uito ra che nel luglio del 1923 ospiterà anche l’allora presidente degli Stati Uniti Warren Harding. Di storie come questa ce ne sono molte a Roasio, ma per lungo tempo venivano raccontate solo all’interno delle mura domestiche di questo paese con la valigia. Poi nel 1998 un gruppo di abitanti ha strade, edificato ponti e tracciato linee ferroviari­e. Il museo custodisce degli assegni della «Bank of Africa», datati 1896, che venivano mandati in Italia come rimesse. Ma troviamo anche una cartina del 1912, utilizzata per la ricerca dell’oro in Nigeria o un letto da campo pieghevole. Tra le foto più curiose c’è quella che documenta un fatto insolito. Il 27 novembre del 1937 i fratelli Brocco (tre uomini e una donna) emigrati in Sud Africa, tornano a Roasio per sposarsi con dei compaesani. I quattro matrimoni si celebrano in contempora­nea e, dopo il banchetto allestito nella piazza

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Nella foto a sinistra Agostino D’alberto in Sud Africa agli inizi del ‘900 Nelle altre foto, immagini tratte dai viaggi dei roasiani nel mondo
L’album Nella foto a sinistra Agostino D’alberto in Sud Africa agli inizi del ‘900 Nelle altre foto, immagini tratte dai viaggi dei roasiani nel mondo

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