Un piano da 4 miliardi da scrivere
La Regione coinvolge i territori per ottenere i fondi Ue: roadshow con sindaci e imprenditori
Sul piatto per il Piemonte ci sono quasi 4 miliardi. E la Regione, con il bilancio falcidiato dai tagli (ne riferiamo in pagina), si sta preparando per mettersi a tavola e non farseli sfuggire. Sono le risorse che metterà in campo l’unione europea per il periodo 2021-27: 3 miliardi di Fse (fondo sociale europeo) e Fesr (fondo europeo di sviluppo regionale) e quasi un miliardo di Feasr (fondo europeo per l’agricoltura).
Sul piatto per il Piemonte ci sono quasi 4 miliardi. E la Regione, con il bilancio falcidiato dai tagli (ne riferiamo in pagina), si sta preparando a non farseli sfuggire. Sono le risorse che metterà in campo l’unione Europea per il periodo 2021-27: 3 miliardi di Fse (fondo sociale europeo) e Fesr (fondo europeo di sviluppo regionale) e quasi un miliardo di Feasr (fondo europeo per l’agricoltura); volendo, anche se son statali, ci sarebbe un altro miliardo e mezzo dal fondo nazionale Sviluppo e coesione. Denaro che servirà per rendere il Piemonte «più intelligente e competitivo, più verde e sostenibile, più connesso, più sociale e inclusivo, più vicino ai cittadini». Come? Con i progetti inseriti dalla giunta Cirio, con Ires, nel Documento strategico unitario (Dsu): una bozza, per ora, pronta a essere condivisa da giovedì in una sorta di roadshow con le autorità cittadine, i partner economici e le parti sociali. Sabato invece un focus dedicato agli under 35, i veri abitanti del Piemonte in fase di progetto. «ll Dsu raccoglie tutte le esigenze che nel tempo si sono manifestate e ne abbiamo individuate tre: una di queste è la digitalizzazione, va colmato il gap delle pmi e renderle competitive», spiega l’assessore al Bilancio, Andrea Tronzano. Le altre due sono la collaborazione tra aziende in maniera da irrobustire la filiera, in particolare «far crescere le piccole imprese in funzione delle grandi così da trasformarle in fornitori di primo e secondo livello» e poi trasferire prodotti e lavorazioni su settori alto di gamma, «perché la qualità, il nostro know how e la storia di questa regione sono elevatissimi, in grado di farci tornare a essere una locomotiva».
Dopo la presentazione itinerante, la Regione correggerà il Dsu e lo porterà all’esame del consiglio per approvarlo entro aprile; a quel punto inizierà l’interlocuzione con Bruxelles. «Dobbiamo pensare all’energia, sull’idrogeno siamo in anticipo rispetto ad altri — osserva Tronzano —. Un altro asset da irrobustire è la nostra tecnologia, siamo all’avanguardia nel tessile, nel lusso, nel design, ma non dimentichiamo automotive e aerospazio con la cittadella dell’aerospace di corso Marche e il Manufacturing center. A cui si affiancano la Città delle Scienze di Grugliasco, Ico Valley a Ivrea e le Città della Salute di Torino e Novara». L’altro compito che si è data la Regione è interloquire con distretti e filiere, «una delle nostre forze è il mix produttivo, se li connettiamo tra loro, creeremo un altro grande asset».
Infine c’è un altro lavoro da fare, che non riguarda patrimoni materiali: «Dobbiamo eliminare la diffidenza, far capire che se si sfa sistema si ottiene qualsiasi risultato, come abbiamo visto con la gigafactory di Italvolt. L’aggregazione è un valore». A riprova, l’assessore cita proprio il lavoro svolto per la fabbrica di batterie a Scarmagno: «Abbiamo fatto gioco di squadra, mostrato che il Piemonte è accogliente e ha competenze e rimesso in pista un sito industriale storico. Ora faremo tutto il possibile per aiutare il percorso. Ma per realizzarla resterà centrale l’investitore».
«L’esperienza a Bruxelles mi ha insegnato che non bisogna limitarsi ad attendere le risorse dell’europa, ma occorre contribuire a indirizzarle affinché possano rispondere alle reali esigenze del nostro tessuto economico e sociale», ha detto il governatore Cirio.