CI SIAMO GIOCATI IL PREMIO CIPPUTI
Il tafazzismo sabaudo ha messo a segno l’ennesimo geniale exploit. Stavolta ci siamo fumati il Premio Cipputi, il riconoscimento intitolato all’operaio di Altan che per un quarto di secolo è andato, in occasione del Tff, al miglior film del Festival dedicato ai temi del lavoro. Cacciato da Torino per volontà della nuova gestione del Museo del Cinema e del Tff, il “Cipputi” non ha faticato a trovare una casa forse più prestigiosa e senza dubbio più accogliente: d’ora in poi sarà organizzato con la Cineteca Nazionale di Bologna. E avrà un respiro più ampio: la Cineteca selezionerà infatti i titoli da sottoporre alla valutazione della giuria fra le opere presentate ai maggiori festival internazionali.
Il tafazzismo sabaudo ha messo a segno l’ennesimo geniale exploit. Stavolta ci siamo fumati il Premio Cipputi, il riconoscimento intitolato all’operaio di Altan che per un quarto di secolo è andato, in occasione del Tff, al miglior film del Festival dedicato ai temi del lavoro. Cacciato da Torino per volontà della nuova gestione del Museo del Cinema e del Tff, il “Cipputi” non ha faticato a trovare una casa forse più prestigiosa e senza dubbio più accogliente: d’ora in poi sarà organizzato con la Cineteca Nazionale di Bologna. E avrà un respiro più ampio: la Cineteca selezionerà infatti i titoli da sottoporre alla valutazione della giuria fra le opere presentate ai maggiori festival internazionali.
E così anche il “Cipputi” ce lo siamo levati dalle palle. Bologna ringrazia Torino. Ci stiamo guadagnando la riconoscenza di mezza Italia. L’altra mezza ci ride dietro.
Vale la pena di ricordare per sommi capi l’astuta strategia autolesionista della Grande Torino Tafazza (l’acronimo è Gtt, ma stavolta i trasporti non c’entrano). Lo scorso settembre, dopo vari traccheggiamenti e risposte elusive, gli organizzatori del Cipputi si sentono dire dal neodirettore del Tff Stefano Francia di Celle che nell’edizione 2020 del Festival – quella ridotta e on line che abbiamo intravisto a fine novembre - il Premio non ci sarà. “Sospeso”, questo l’eufemismo utilizzato: manco fosse un caffè. Per “economizzare”, fanno sapere dal Museo del Cinema, in seguito al taglio del 25 per cento del budget del Festival. Giustificazione ammirevole per sprezzo della logica, considerato che i costi totali del Premio Cipputi non superano i mille euro, comprese le spese di viaggio di Altan.
Seguono proteste assortite e sospetti di “censura” politica: e Stefano Francia di Celle si difende promettendo un intero Focus del Tff dedicato al mondo del lavoro.
Ma nel giro di una settimana le cose sembrano cambiare: il presidente del Museo, Enzo Ghigo, mi confida che «quasi certamente il Premio Cipputi si farà». «Quasi» certamente. Indovinate un po’ come finisce la fiaba: passano due mesi, si inaugura il Torino Film Festival, e il Premio Cipputi non è in programma. Desaparecido. Senza neppure scomodarsi a dare un colpo di telefono ad Altan per avvertirlo.
Vabbé, siamo sabaudi. Ci piacciono le figure da cioccolatai. Quanto al vagheggiato “Focus sul lavoro”, io al Festival non l’ho visto. Forse mi è sfuggito. O forse consisteva nella masterclass su Cinema e Giustizia Sociale, dove in effetti si è parlato di «impegno politico e partecipazione». In Iran, però.