La montagna chiede rispetto: «Vogliamo solo lavorare»
In piazza a Cuneo il governatore Cirio: «La misura è colma» Ci sono anche i balneari della Liguria: siamo stagionali come voi
Palloncini neri, in segno di lutto, lanciati verso il cielo. Sci portati sotto il braccio. Tute da neve indossate. E ancora campanacci, trombette e cannoni sparaneve che quest’anno hanno funzionato senza che nessuno potesse sciare sulle piste. Il popolo della montagna ha manifestato la sua rabbia: «Noi non vogliamo ristori, che comunque sono una chimera. E nemmeno cassa integrazione o simili. Noi vogliamo solo lavorare».
Il video di Bassino
La campionessa medaglia d’oro ai Mondiali di Cortina: «Gareggiamo insieme»
Palloncini neri, in segno di lutto, lanciati verso il cielo. Sci portati sotto il braccio. Tute da neve indossate. E ancora campanacci, trombette e cannoni sparaneve che quest’anno hanno funzionato senza che nessuno potesse sciare sulle piste. Il popolo della montagna ieri mattina al grido di «La montagna merita rispetto, non Speranza» è sceso in piazza davanti alla sede di «Cuneo Neve», l’associazione di Confindustria Cuneo che riunisce le 15 stazioni invernali della provincia. Ancora una volta era tutto compatto per ribadire la difficoltà che il settore sta attraversando dopo lo stop alla stagione dello sci deciso dell’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, la settimana scorsa, a poche ore dall’annunciata riapertura degli impianti. La quinta falsa partenza in ordine di tempo che ha messo definitivamente in ginocchio l’intero comparto e il suo indotto. «Noi non vogliamo ristori, che comunque sono una chimera. E nemmeno cassa integrazione o simili. Noi vogliamo lavorare. Così non possiamo più andare avanti, siamo destinati a fallire tutti» dicono gli organizzatori che ieri mattina hanno richiamato maestri di sci, gestori di impianti, baite e ristoranti con il mondo della politica.
Persino la campionessa di sci Marta Bassino, originaria di Cuneo e vincitrice della medaglia d’oro ai Mondiali di Cortina, attraverso un video ha espresso solidarietà. «Ho molto a cuore le mie montagne — ha detto —. Voglio unire la mia voce alla vostra. Oggi gareggiamo uniti per vincere la sfida più importante: dare un futuro al mondo della neve». Un settore che chiede azioni concrete e rapide attraverso una lettera indirizzata al premier Draghi. A partire dai ristori che servono per sopravvivere a chi questa stagione «è a fatturato zero» chiesti anche dal presidente Alberto Cirio. Perché la montagna, ha aggiunto, «non è un turismo di serie B rispetto al mare, ma una industria che va rispettata. Non siamo un popolo abituato a protestare ma a lavorare. Però questa volta la misura è colma e non abbiamo alternative al far sentire là nostro rabbia».
Al governo il mondo della montagna chiede non solo il pagamento immediato di almeno la metà del fatturato invernale — quindi circa 120 milioni a sostegno delle attività economiche rimaste ferme — oltre a un ulteriore indennizzo da prevedere per i costi aggiuntivi causati dalle cinque «false partenze». Ieri in piazza c’era anche il consigliere regionale della Liguria Angelo Vaccarezza e il vicepresidente dell’associazione dei gestori degli impianti balneari. «Siamo stagionali come voi — ricorda dal balcone sul quale si sono susseguiti gli interventi — avete tutta la nostra solidarietà».
La Regione Liguria approverà un provvedimento gemello a quello emanato dal Piemonte che ha assegnato 20 milioni per ristorare il mondo della montagna: 5,3 per gli impianti di risalita, il resto come bonus per maestri di sci, scuole sci, noleggiatori, ristoranti e bar d’alta quota che quest’anno non hanno lavorato a causa della chiusura degli impianti.