Il Politecnico arruola filosofi per formare ingegneri creativi
Per contaminare i saperi saranno assunti cinque nuovi docenti umanisti
Dall’ingegnere «squadrato» pronto per lavorare in Fiat a quello creativo che non ha paura di interrogarsi su temi cari alle scienze umane. La mission riformatrice che aveva scelto il rettore Saracco, al momento della sua elezione di quattro anni fa, era ben riassunta dalla volontà di superare il paradigma della fucina di laureati per l’industria dell’automobile.
Dall’ingegnere «squadrato» pronto per lavorare in Fiat. A quello creativo che non ha paura di interrogarsi su temi cari alle scienze umane. La mission riformatrice annunciata dal rettore Guido Saracco, al momento della sua elezione di quattro anni fa, era ben riassunta dalla volontà di superare una volta per tutte il paradigma quasi secolare della fucina di laureati per la grande industria dell’automobile. Oggi che l’azienda non è più quella di allora, la rivoluzione digitale ha ridisegnato le nostre vite e i sentieri dell’innovazione seguono strade nuove, il Politecnico, tempio della formazione tecnica, apre le sue porte al sapere del mondo classico. Opera di contaminazione affidata a cinque nuovi docenti che insegneranno filosofia, storia e etica agli aspiranti ingegneri.
I primi due bandi per arruolare i nuovi professori sono stati già lanciati. In corso Duca degli Abruzzi, il consiglio di amministrazione ha dato il via libera all’arruolamento di un sociologo e un esperto di politica della tecnologia. «Quale ingegnere per il XXI secolo?». È la domanda — scelta come titolo di un convegno organizzato dal Politecnico nel 2019 — che ha spinto le riflessioni, le discussioni e i viaggi in giro per il mondo degli esperti del Susst. È il gruppo di lavoro «Scienze Umane e Sociali per le Scienze e la Tecnologia» che, sulla traccia della pionieristica esperienza dell’istituto Superiore di Scienze Umane di 20 anni fa, è stato costruito per riallineare l’ateneo con i principali politecnici statunitensi ed europei, i quali hanno da tempo avviato un processo di rinnovamento testimoniato da una nuova offerta didattica, di ricerca e di terza missione costruita col contributo di studiosi umani e sociali.
La tecnologia sta letteralmente creando il mondo in cui viviamo. Ma confinare il lavoro di studio nei soli laboratori di ingegneria rischia di essere un errore. Per sopravvivere in un futuro sempre più tecnocratico è necessario avventurarsi in nuovi campi del sapere, dove i confini sono più sfumati. Per farlo, il Politecnico ha scelto di accogliere in squadra un gruppo di giovani docenti. Ad attenderli, come primo passo, cinque posizioni da ricercatori a tempo determinato per occuparsi di altrettante aree culturali inedite per corso Duca degli Abruzzi: oltre alle già citate sociologia e politica della tecnologia, si cercano docenti per insegnare nei settori di storia, filosofia ed etica.
A questi futuri docenti, in parallelo a un nuovo corso di insegnamento, sarà affidata l’opera di rivoluzionare «dall’interno», in particolare, la scuola di Ingegneria. «I ricercatori che saranno selezionati avranno il loro ufficio nei dipartimenti di Ingegneria per avviare un processo di contaminazione degli studi — spiega Juan Carlos De Martin, il vicerettore per la cultura e la comunicazione —. Per questo motivo, con il gruppo di lavoro che si occupa del master plan del Politecnico, stiamo pensando non a una sede separata, ma a uno spazio di incontro dove far vivere questo progetto». Nella cittadella di corso Duca, dove quest’anno nascerà un nuovo centro per gli studi umanistici. Una casa per mescolare conoscenze anche molto diverse tra loro. Cercando risposte a domande nuove, dove tutti possano essere protagonisti: ingegneri e filosofi, senza distinzioni.
❞ La sede I ricercatori avranno l’ufficio nei dipartimenti di Ingegneria, anche se nascerà un centro studi