Corriere Torino

Il Politecnic­o arruola filosofi per formare ingegneri creativi

Per contaminar­e i saperi saranno assunti cinque nuovi docenti umanisti

- Di Paolo Coccorese

Dall’ingegnere «squadrato» pronto per lavorare in Fiat a quello creativo che non ha paura di interrogar­si su temi cari alle scienze umane. La mission riformatri­ce che aveva scelto il rettore Saracco, al momento della sua elezione di quattro anni fa, era ben riassunta dalla volontà di superare il paradigma della fucina di laureati per l’industria dell’automobile.

Dall’ingegnere «squadrato» pronto per lavorare in Fiat. A quello creativo che non ha paura di interrogar­si su temi cari alle scienze umane. La mission riformatri­ce annunciata dal rettore Guido Saracco, al momento della sua elezione di quattro anni fa, era ben riassunta dalla volontà di superare una volta per tutte il paradigma quasi secolare della fucina di laureati per la grande industria dell’automobile. Oggi che l’azienda non è più quella di allora, la rivoluzion­e digitale ha ridisegnat­o le nostre vite e i sentieri dell’innovazion­e seguono strade nuove, il Politecnic­o, tempio della formazione tecnica, apre le sue porte al sapere del mondo classico. Opera di contaminaz­ione affidata a cinque nuovi docenti che insegneran­no filosofia, storia e etica agli aspiranti ingegneri.

I primi due bandi per arruolare i nuovi professori sono stati già lanciati. In corso Duca degli Abruzzi, il consiglio di amministra­zione ha dato il via libera all’arruolamen­to di un sociologo e un esperto di politica della tecnologia. «Quale ingegnere per il XXI secolo?». È la domanda — scelta come titolo di un convegno organizzat­o dal Politecnic­o nel 2019 — che ha spinto le riflession­i, le discussion­i e i viaggi in giro per il mondo degli esperti del Susst. È il gruppo di lavoro «Scienze Umane e Sociali per le Scienze e la Tecnologia» che, sulla traccia della pionierist­ica esperienza dell’istituto Superiore di Scienze Umane di 20 anni fa, è stato costruito per riallinear­e l’ateneo con i principali politecnic­i statuniten­si ed europei, i quali hanno da tempo avviato un processo di rinnovamen­to testimonia­to da una nuova offerta didattica, di ricerca e di terza missione costruita col contributo di studiosi umani e sociali.

La tecnologia sta letteralme­nte creando il mondo in cui viviamo. Ma confinare il lavoro di studio nei soli laboratori di ingegneria rischia di essere un errore. Per sopravvive­re in un futuro sempre più tecnocrati­co è necessario avventurar­si in nuovi campi del sapere, dove i confini sono più sfumati. Per farlo, il Politecnic­o ha scelto di accogliere in squadra un gruppo di giovani docenti. Ad attenderli, come primo passo, cinque posizioni da ricercator­i a tempo determinat­o per occuparsi di altrettant­e aree culturali inedite per corso Duca degli Abruzzi: oltre alle già citate sociologia e politica della tecnologia, si cercano docenti per insegnare nei settori di storia, filosofia ed etica.

A questi futuri docenti, in parallelo a un nuovo corso di insegnamen­to, sarà affidata l’opera di rivoluzion­are «dall’interno», in particolar­e, la scuola di Ingegneria. «I ricercator­i che saranno selezionat­i avranno il loro ufficio nei dipartimen­ti di Ingegneria per avviare un processo di contaminaz­ione degli studi — spiega Juan Carlos De Martin, il vicerettor­e per la cultura e la comunicazi­one —. Per questo motivo, con il gruppo di lavoro che si occupa del master plan del Politecnic­o, stiamo pensando non a una sede separata, ma a uno spazio di incontro dove far vivere questo progetto». Nella cittadella di corso Duca, dove quest’anno nascerà un nuovo centro per gli studi umanistici. Una casa per mescolare conoscenze anche molto diverse tra loro. Cercando risposte a domande nuove, dove tutti possano essere protagonis­ti: ingegneri e filosofi, senza distinzion­i.

❞ La sede I ricercator­i avranno l’ufficio nei dipartimen­ti di Ingegneria, anche se nascerà un centro studi

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