Corriere Torino

La rivoluzion­e en plein air dei Macchiaiol­i

Opere belle e poco conosciute per scoprire la «rivoluzion­e en plein air» di Fattori, Lega, Signorini e gli altri al Forte di Bard

- M. Francescon­i, A. Martini

Il Forte di Bard apre la stagione al pubblico con una grande mostra sui Macchiaiol­i, ricca di 80 opere. Il paesaggio e la storia, le marine e i caffè, la politica, la vita quotidiana e i rapporti tra artisti: è un ampio sguardo su protagonis­ti e tendenze di un movimento che ha segnato una delle maggiori rivoluzion­i nella pittura italiana dell’ottocento, capace anche di anticipare (seppur di poco) l’impression­ismo dei maestri francesi, condividen­done i principi di pittura «all’aria aperta». Non a caso la mostra di Bard è intitolata I macchiaiol­i. Una rivoluzion­e en plein air (catalogo Skira). Non certo un tema inedito, «ma questa mostra, rispetto alle precedenti, ha l’ambizione di raccontare anche la dimensione intima, addirittur­a amicale dei Macchiaiol­i», spiega la curatrice Bartolena.

Il Forte di Bard apre la stagione al pubblico con una grande mostra sui Macchiaiol­i, ricca di 80 opere. Il paesaggio e la storia, le marine e i caffè, la politica, la vita quotidiana e i rapporti tra artisti: è un ampio sguardo su protagonis­ti e tendenze di un movimento che ha segnato una delle maggiori rivoluzion­i nella pittura italiana dell’ottocento, capace anche di anticipare (seppur di poco) l’impression­ismo dei maestri francesi, condividen­done i principi di pittura «all’aria aperta». Non a caso la mostra di Bard è intitolata I macchiaiol­i. Una rivoluzion­e en plein air (catalogo Skira). Non certo un tema inedito, quello dei vari Lega, Signorini e Fattori: a Torino nel 2007 furono protagonis­ti nel rimpianto Palazzo Bricherasi­o, allora a cura di Francesca Dini, mentre la mostra alla Gam del 2018, curata da Cristina Acidini e Virginia Bertone, fu un blockbuste­r della stagione. «Ma questa mostra, rispetto alle precedenti, ha l’ambizione di raccontare, oltre al percorso storico e alle novità tecniche, anche la dimensione intima, addirittur­a amicale dei Macchiaiol­i», spiega la curatrice Simona Bartolena. «Non a caso, partiamo con il Caffè Michelange­lo di Firenze, ritrovo di molti protagonis­ti, e con le caricature che qui si dedicavano vicendevol­mente». È esposto, tra gli altri, il ritratto di Odoardo Borrani nell’acquerello di Giovanni Boldini. Ma i motivi di inte resse sono anche altri: «Il visitatore troverà per lo più opere da collezioni private, molto belle e poco viste. È un viaggio molto intimo, anche per le dimensioni ridotte delle tavolette, adatte alla pittura en plein air, rapide e dirette».

Il percorso all’interno delle Cannoniere del Forte di Bard prende avvio con le opere del «precursore» Serafino de Tivoli. Seguono poi le opere di Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani e Cristiano Banti, che abbandonan­o ogni indugio romantico in favore di un approccio più asciutto e diretto, capace di cogliere le impression­i «dal vero». Di grande effetto le opere di Giovanni Fattori, il maestro livornese che sarà protagonis­ta, a fine 2021, di una personale alla Gam di Torino (dove invece non si ha più traccia dell’attesissim­a mostra su Louise Nevelson: forse l’ottocento appare più rassicuran­te e più capace di incontrare le attese del pubblico rispetto al secolo successivo?). Seguono il dipinto di Cristiano Banti Donne che lavorano nei campi (1870 circa) e le due vedute cittadine di Telemaco Signorini, Pioggia a Settignano (1887) e Strada di Bath (senza datazione certa). Le nostalgich­e marine suggerisco­no quel mare d’inverno che, con le sue atmosfere malinconic­he, da sempre popola la cultura popolare. Marina con torre diroccata di Vincenzo Cabianca ne è un esempio, così come L’onda (1870 circa) e Reclute sul mare (entrambe di Giovanni Fattori), mentre Punta Righini-castiglion­cello di Raffaello Sernesi esprime con immediatez­za una vitalità più estiva e solare. Le vedute cittadine di Firenze (tra cui Santa Maria Novella di Telemaco Signorini, del 1860) ricordano quel Grand tour che per i giovani inglesi di buona famiglia era una sorta di rito di passaggio verso l’età adulta. Chiudono idealmente il percorso quei dipinti che segnano la scissione rispetto ai modelli espressivi precedenti: tra questi, Donna nel parco di Vito D’ancona (1867), vicino alle suggestion­i preraffael­lite, Tiziano e Irene di Spilimberg­o (1859) di Silvestro Lega, dal tono decisament­e romantico, e Dante nel Casentino (1865) di Vincenzo Cabianca, con i suoi rossi, arancio e verdi vivaci.

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 ??  ?? A piccoli tocchi La lettera al campo di Giovanni Fattori è una delle opere più conosciute in mostra al Forte di Bard
A piccoli tocchi La lettera al campo di Giovanni Fattori è una delle opere più conosciute in mostra al Forte di Bard
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Sono esposte ottanta opere che ripercorro­no l’intera evoluzione del movimento. Tra i capolavori ci sono (da sinistra, particolar­i) Mercato di via del Fuoco di Telemaco Signorini e Paesaggio toscano di Vincenzo Cabianca,
Scena romantica di Cristiano Banfi
I dipinti Sono esposte ottanta opere che ripercorro­no l’intera evoluzione del movimento. Tra i capolavori ci sono (da sinistra, particolar­i) Mercato di via del Fuoco di Telemaco Signorini e Paesaggio toscano di Vincenzo Cabianca, Scena romantica di Cristiano Banfi
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