E Wikipedia entrò al Polo del ‘900
Un incontro tra cultura e digitale per creare nuove voci e valorizzare gli archivi
Quando si cerca qualcosa online, il primo approdo è spesso Wikipedia. In tante situazioni è anche l’ultima, perché spesso la si utilizza senza conoscerne il funzionamento e questo può generare problemi. Ci sono stati casi in cui delle foto, prese dalla più nota enciclopedia del web, sono state ripubblicate altrove senza citare la fonte. La faccenda è finita in Tribunale e a vincere sono stati gli autori delle immagini. A raccontarlo è Marco Chemello, il «wikipediano in residenza» che da qualche giorno ha iniziato a lavorare al Polo del ‘900. L’obiettivo è formare il personale dell’ente, con 15 seminari nell’arco dei prossimi sei mesi, per insegnare il corretto utilizzo e svelare le potenzialità di uno degli strumenti di conoscenza più noti di Internet. «Sono un facilitatore — racconta —. Consento al personale di acquisire competenze tecniche e di scrittura per contribuire a Wikipedia».
Quando si cerca qualcosa online, il primo approdo è spesso Wikipedia. In tante situazioni è anche l’ultima, perché spesso la si utilizza senza conoscerne il funzionamento e questo può generare problemi. Ci sono stati casi (pochissimi, in verità) in cui delle foto, prese dalla più nota enciclopedia del web, sono state ripubblicate altrove senza citare la fonte.
La faccenda è finita in Tribunale e a vincere sono stati gli autori delle immagini. A raccontarlo è Marco Chemello, il «wikipediano in residenza» che da qualche giorno ha iniziato a lavorare al Polo del ‘900.
L’obiettivo è formare il personale dell’ente, con 15 seminari nell’arco dei prossimi sei mesi, per insegnare il corretto utilizzo e svelare le potenzialità di uno degli strumenti di conoscenza più noti di Internet.
«Sono un facilitatore — racconta — e un formatore. Consento al personale di acquisire competenze tecniche e di scrittura per contribuire a Wikipedia attraverso il caricamento di immagini e la verifica delle fonti».
Il Polo del ‘900 metterà a disposizione i propri contenuti per arricchire l’enciclopedia e, al tempo stesso, promuoversi.
«Spiego come si creano le voci — aggiunge Chemello —, come si caricano le immagini, quali voci si possono creare e quali no. Un altro aspetto molto importante, poi, riguarda le linee guida che si adattano alla comunità».
Quando parla di «comunità» si riferisce a wikimedia, come viene chiamato l’insieme delle persone che in tutto il mondo contribuiscono alla crescita e alla «manutenzione» dell’enciclopedia digitale.
Solo in Italia, ogni mese, novemila persone vi lavorano, tra chi scrive voci, chi le verifica e chi elimina informazioni errate o non verificate.
«Wikipedia — sottolinea Chemello — è un grosso amplificatore di contenuti culturali. I contenuti sono concessi in licenza libera e possono sopravvivere, ma è necessario rispettare le licenze con cui vengono diffusi, altrimenti è una violazione (le Creative Commons, ndr). Ciò che mettiamo su Wikipedia rimarrà negli anni come patrimonio, perché il sito non è legato a un’azienda che prima o poi chiude».
A gestire i server di Wikipedia è l’americana Wikimedia Foundation (che ospita anche gli altri servizi legati all’enciclopedia), i contenuti invece vengono gestiti dalla comunità mondiale di wikipediani. Diverse nazioni, poi, hanno una organizzazione nazionale di riferimento, riconosciuta dalla fondazione.
Nel nostro Paese esiste Wikimedia Italia, associazione per cui lavora Marco Chemello. Architetto, vicentino e classe 1967, ha iniziato come volontario su Wikipedia nel 2004, dall’anno successivo è diventato uno degli amministratori dell’edizione italiana (ora sono oltre un centinaio). Dal 2011, poi, ha iniziato a lavorare come tutor per le istituzioni culturali, nell’ambito di progetti chiamati Glam (Galleries, libraries, archives and museums), ma Wikimedia Italia lavora molto anche con scuole e università.
A Torino, da un anno, sta lavorando anche con l’accademia delle Scienze, che ha concesso i contenuti del proprio sito web con licenza libera, ma lavora anche su Milano, con Fondazione Beic e Archivio Storico Ricordi.
«Si dice che Wikipedia sia uno dei migliori posti da cui partire per una ricerca, deve essere l’inizio di un percorso — conclude Chemello — e questo lo spieghiamo soprattutto agli studenti. Vogliamo esercitare la capacità critica. Per gli enti culturali è una questione di promozione legittima, ma parliamo di valorizzazione. Chi collabora con noi sa che se impara a usare l’open access può ottenere molto su questo piano. Nel caso del Polo del ‘900, utilizzeremo questo ente come fonte autorevole».
L’esperienza sarà oggetto di un convegno, promosso dal Polo, che si terrà a giugno ad Archivissima. Il tema? La comunicazione dei patrimoni culturali nell’era del digitale.
❞ Sono un facilitatore e un formatore Consento al personale di acquisire competenze tecniche e di scrittura per dare un contributo a Wikipedia
❞ Spiego come si creano le voci come si caricano le immagini, quali voci si possono creare e quali no. Molto importanti, sono le linee guida