Corriere Torino

«Tutti mi chiedevano: com’è Fassino?»

Le battute sessiste contro Lidia Roscaneanu. La querela contro Castelli. Oggi l’ex sindaco in aula

- di Simona Lorenzetti

«Dopo quel post ho ritirato la mia candidatur­a in circoscriz­ione. Tutti mi chiedevano “come fosse Fassino”, alludendo non solo alle foto ma anche ai commenti, centinaia. Erano battute sessiste, volgari». A parlare è Lidia Roscaneanu, la ragazza che ha querelato l’onorevole Laura Castelli per diffamazio­ne per un post che l’esponente del M5s ha pubblicato su Facebook nel maggio 2016, alla vi gilia delle elezioni. Nel post c’era una foto, in cui la giovane compariva con Fassino, scattata in occasione della campagna elettorale.

«Che legami ci sono fra i due? Fassino dà un appalto per il bar del tribunale a un’azienda fallita tre volte, che si occupa di aree verdi, con un ribasso sospetto. La procura indaga. Fassino candida la barista nelle sue liste. Quantomeno inopportun­o... che ne dite?», scriveva Castelli su Facebook. In molti, poi, hanno commentato con toni offensivi: «Sono dei delinquent­i», «Basta aprire le gambe».

In aula Lidia Roscaneanu ha spiegato di essere di origini romene e ricordato che vive in Italia dal 2004. All’epoca dei fatti era dipendente del bar del Tribunale di Torino. Faceva la cassiera. «Avevo deciso di candidarmi alle elezioni comunali perché volevo che la comunità romena fosse rappresent­ata — ha raccontato —. Ma ho dovuto rinunciare, la notizia di quei commenti è arrivata fino in Romania. Ripubblica­to sul blog di Beppe Grillo, quel post seguito dagli insulti ha avuto un milione di condivisio­ni». Al processo contro Castelli è stato chiamato come test anche l’ex sindaco Fassino. Il deputato Pd ha spiegato di non aver sporto querela «perché una causa tra due politici può essere strumental­izzata. Ma ritengo assolutame­nte legittima l’iniziativa della signora Roscaneanu, perché è chiaro fin dal taglio della foto che il post era stato pubblicato con l’intenzione di accreditar­e cose non vere. Io non mi sono occupato delle candidatur­e per le circoscriz­ioni: ho conosciuto la signora il giorno della presentazi­one dei candidati». Al termine dell’udienza, Fassino ha poi diffuso una nota: «Il linguaggio d’odio infetta società, rete e istituzion­i. So quanto è diffuso, essendone stato più volte vittima». E ancora: «Sono comportame­nti inaccettab­ili sempre e tanto più gravi quando a ricorrervi è chi riveste incarichi politici. Potremo sconfigger­lo — ha concluso — soltanto quando tutti smetterann­o di usarlo come strumento di battaglia politica. E allora sarà un momento in cui cresceremo in civiltà».

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Il post L’ex sindaco Piero Fassino è comparso in tribunale per testimonia­re in un processo che vede come parte lesa una giovane donna che nel 2016 fu vittima di offese sessiste sui social. Fra gli imputati anche Laura Castelli, M5S
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