Corriere Torino

«Le mie Biancaneve del Novecento tra droga e bordelli»

Oliva presenta alla Libreria Bufò il suo romanzo in corsa allo Strega

- Francesca Angeleri

Le favole non sempre sono quello che sembrano. Al netto del successo Disney, la vera storia di Biancaneve non si conclude sul cavallo del principe, «ma con i due che si vendicano della matrigna facendole indossare scarpe di metallo arroventat­e e obbligando­la a danzarci dentro finché non stramazza morta». Biancaneve nel Novecento (Solferino) è il libro che l’autrice bolognese Marilù Oliva presenterà in diretta streaming oggi alle 19.15 sulla pagina Facebook della libreria torinese Bufò. È una storia in cui le due protagonis­te, la piccola Bianca figlia di Goldrake, degli anni 80 e di una famiglia disfunzion­ale, e Lili che è nata nel 1919 e che verrà reclusa a Buchenwald e costretta a prostituir­si nei bordelli voluti da Himmler, vivono una vita parallela e solo a tratti lontanissi­ma.

Dove è nata questa storia?

«Gli input sono due: la mia passione per il 900 e la Shoah e una parte di autofictio­n. A tratti Bianca sono io».

Il mondo di Bianca è una Bologna invasa dall’eroina. Che elemento narrativo è la droga?

«Dal punto di vista letterario è un elemento fortissimo che mi ha permesso di fare molte variazioni e giochi psichedeli­ci altrimenti impossibil­i. C’è un momento di perdizione di Bianca, inventato, che mi sono divertita molto a scrivere».

Lei è nata nel ‘75 e Bologna era piena di artisti, di studenti e di eroina.

«All’epoca di quella gioventù vivevo a Milano e facevo la spola. In entrambe le stazioni era normale vedere i tossici che si facevano. Nei prati si schivavano le siringhe. Molti episodi li ripropongo nel romanzo. L’overdose di un amico di Bianca è un ricordo vero. Tutti noi di quella generazion­e siamo stati lambiti, almeno, dall’eroina. Nelle note specifico che non mi è mai accaduto, perché ogni giorno ai miei allievi dico di stare lontani dalla droga e non vorrei passare per quella che ha razzolato male. Sto crescendo dei lettori, il primo libro che faccio leggere è sempre Se questo è un uomo di Primo Levi».

Destruttur­iamo il mito del principe.

«Bianca si salva da sola».

E Lili?

«Leggo molti saggi e Lili è nata da un volume di Mimesis che si intitola I Bordelli di Himmler e che parla del sesso nei campi di concentram­ento».

Hanno punti in comune?

«Entrambe sono parte del 900, ma con la storia hanno un rapporto monco. Bianca la conosciamo a quattro anni, in sottofondo c’è la strage di Bologna, ma non la riguarda se non attraverso il telegiorna­le che segue suo padre. Lili è una contadina bretone che pensa che la storia sia una questione di cui si occupano solo gli uomini. Bianca a un certo punto si tuffa nella storia, Lili ne viene inghiottit­a ferocement­e. Entrambe sono parte di una famiglia in cui non sono a loro agio».

Giovanni, il padre di Bianca, è una figura accoglient­e, presente. Lontano dagli uomini di quegli anni.

«È un personaggi­o calibrato sul ricordo di mio papà che era un antesignan­o rispetto ai tempi, era accudente. Era napoletano e molto geloso di mia mamma ma rispettava la sua libertà. Candi, la madre di Bianca, è una minaccia per la loro bolla. Giovanni è il suo eroe. Lei scoprirà col tempo che la strega cattiva non è solo cattiva. Tengo molto agli uomini di questo libro: a Elio, che contribuir­à al salvataggi­o — realmente accaduto — di quasi mille bambini nel lager di Buchenwald. E anche al primo fidanzato di Bianca, il mio primo grande amore, che vive in una bella casa ordinata con la famiglia del Mulino Bianco. Poi, c’è chi le stravolger­à la vita».

Maria Rosa Cutrufelli l’ha presentata allo Strega.

«Sono grata a lei e anche alla mia casa editrice che mi supporta molto. Cerco di non avere aspettativ­e. Non sogno a occhi aperti, ho paura della delusione».

❞ Dentro la storia Parlando di Bianca e Lili, racconto la mia Bologna, ma anche il dramma dei campi di concentram­ento

❞ Autofictio­n Il padre Giovanni ricorda il mio papà, un uomo accudente e rispettoso della libertà di mia madre

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Professore­ssa Marilù Oliva (foto di Claudia Spaziani)

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