Più fiale, la Regione riscrive il piano vaccini
Astrazeneca verrà usato anche per i 55-65enni
Il via libera del ministero alla somministrazione del vaccino Astrazeneca a chi ha fino a 65 anni garantisce un’importante sterzata alla campagna vaccinale del Piemonte. A partire da oggi infatti potranno ricevere il siero anche coloro che — tra insegnanti, personale scolastico e forze dell’ordine — hanno più di 55 anni, e a cui in questi giorni sono stati somministrati i vaccini Pfizer e il Moderna. Dosi che saranno risparmiate per destinarle alla popolazione più anziana, accelerando l’immunizzazione delle fasce d’età più fragili.
Il via libera del ministero della Sanità alla somministrazione del vaccino Astrazeneca a chi ha fino a 65 anni garantisce un’importante sterzata alla campagna vaccinale del Piemonte. A partire da oggi infatti potranno ricevere il siero anche coloro che — tra insegnanti, personale scolastico e forze dell’ordine — hanno più di 55 anni, e a cui in questi giorni sono stati somministrati i vaccini Pfizer e il Moderna. Dosi che saranno risparmiate per destinarle alla popolazione più anziana, accelerando l’immunizzazione delle fasce d’età più fragili. Soddisfatta la Regione, che ora dovrà modificare la campagna vaccinale nel più breve tempo possibile: già questo pomeriggio andrà in scena una riunione al Dirmei per capire tempi e modalità della rimodulazione del calendario. Finora la fascia d’età tra i 55 e i 65 anni era in coda dopo i più anziani per ricevere i vaccini Pfizer e Moderna, ora invece risulta in pole position grazie all’astrazeneca. «Per questa fetta di popolazione è una buona notizia — afferma Antonio Rinaudo, commissario dell’unità di Crisi della Regione — perché si riducono i tempi di attesa. È un via libera per tutti quelli che rientrano nei servizi pubblici essenziali, dai professori universitari alla polizia. Peccato non possa essere utilizzato per le fasce più deboli». «Si tratta di un’accelerata importante — conferma l’assessore alla sanità, Luigi Icardi — è il provvedimento che le Regioni avevano invocato all’unanimità al ministro Speranza per allineare l’italia alle modalità di vaccinazione degli altri Paesi europei. Ora si può guardare con più fiducia al futuro». Per il Piemonte questo significa «poter tornare ad affidarsi con maggiore efficacia a medici di famiglia e farmacisti per vaccinare la più ampia fascia di popolazione in età lavorativa — continua Icardi —. Il vaccino Astrazeneca, a differenza di quello di Pfizer, può essere conservato a temperature normali, tra 2 e 8 gradi centigradi. Si potranno quindi destinare le forniture Pfizer, che invece richiedono apposite strutture attrezzate per la catena del freddo, alla popolazione più anziana, velocizzando la campagna vaccinale». L’assessore rassicura sull’efficacia del vaccino dell’università di Oxford: «I risultati dimostrano una forte risposta immunitaria per tutti i gruppi d’età. In particolare si è dimostrato protettivo da ospedalizzazioni e forme gravi». L’efficacia della prima iniezione si stima al 73%, che sale all’82% a seguito del richiamo (dopo 2 settimane). Nel frattempo la macchina delle vaccinazioni piemontese ha già alzato l’asticella. Se nel weekend il numero totale arrivava a 6.500 iniezioni, nella sola giornata di lunedì si è raggiunta la quota di 7.204. Un numero ulteriormente migliorato ieri con 7.706 vaccinazioni. L’obiettivo prevede di raggiungere ogni giorno e fino a fine mese 10.546 dosi inoculate, così da tagliare il traguardo delle 80 mila persone vaccinate in una settimana. Un proposito dichiarato in maniera netta dai vertici dell’unità di Crisi. La meta continua a essere mancata, ma il miglioramento è evidente. «Dobbiamo mantenere un margine di sicurezza — riprende Icardi — presto ci allineeremo agli obiettivi, che devono però essere garantiti dalle forniture». Chiaro il riferimento all’azienda Astrazeneca, che sabato ha annunciato un taglio di 15.300 dosi per il Piemonte.
Ma fortunatamente ieri è arrivata la nuova fornitura di 51.480 dosi del siero Pfizer. Da registrare anche il passivo di 299 milioni segnato dalle aziende sanitarie piemontesi nello scorso anno. Quasi il doppio rispetto al 2019, anche se va considerato l’effetto della pandemia. Il passivo sarà in parte colmato dai fondi garantiti alla sanità, ma resterà un buco di 106 milioni a cui far fronte.
Provvedimento che le Regioni avevano invocato all’ unanimità
Luigi Icardi
Per questa fetta di popolazione è certo una buona notizia
Antonio Rinaudo