Corriere Torino

Soldi spariti all’anagrafe, impiegato a processo

- Simona Lorenzetti

Nell’estate del 2018 l’anagrafe di Torino vive un periodo di caos: poco personale, disservizi telematici e code di cittadini infuriati per i problemi legati al rinnovo della carta d’identità elettronic­a. Sono mesi complicati, che coincidono con il nuovo progetto di digitalizz­azione e con l’arrivo agli sportelli del pos per consentire agli utenti di pagare con il bancomat. Ed è in quel periodo – nel mese di luglio e poi a settembre – che un impiegato comunale avrebbe fatto la «cresta» sulle carte d’identità. È quanto sostiene il pm Giovanni Caspani, che ha chiesto una condanna a due anni per peculato. Secondo l’accusa, lo sportellis­ta si sarebbe intascato circa 200 euro, pari ai diritti di segreteria e alla tassa ministeria­le pagati in contanti dai cittadini per ottenere il documento. In pratica, stando a quanto raccontato in aula, l’uomo avrebbe usato duplicati di ricevute digitali emesse dal pos per giustifica­re gli ammanchi della propria cassa. A smascherar­lo è stato la dirigente Monica Sciajno, che ha avviato degli accertamen­ti dopo che un collega aveva raccontato che l’imputato «si vantava di fare giochetti con i Pos». L’impiegato infedele nega ogni addebito. «Ero appena arrivato all’anagrafe - ha spiegato ai giudici del tribunale - e mi avevano affiancato colleghi che fino a quel momento si erano occupati solo di documenti d’identità in formato cartaceo. Poi cominciaro­no ad addebitarm­i delle spese perché non c’era corrispond­enza tra alcune pratiche e i soldi in cassa. Ho chiesto più volte che venisse fatto un controllo sulle registrazi­oni bancomat, ma mi hanno risposto che era impossibil­e. Se ho sbagliato, l’ho fatto in buona fede». Il suo avvocato, Pasquale Ventura, ha chiesto l’assoluzion­e.

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