Le paranoie dell’aggressore: «Disegno contro di me»
L’accoltellatore della giovane tre ore davanti al pm: volevo vendicarmi e ho perso la testa
La spiegazione — se mai ne possano esistere per un gesto vigliacco e criminale — suona farneticante: voleva vendicarsi «di un complotto», ordito da un suo amico ed ex coinquilino che mirava «a trasmettermi l’aids con le pentole», mentre la ragazza era «l’esca per contagiarmi». Tra lacrime e ripetute domande — «lei come sta?» — Jetmir Kurtsmajlaj, 27 anni, albanese, parla per quasi tre ore davanti al pubblico ministero Gianfranco Colace e di fianco al difensore, l’avvocato Vincenzo Coluccio: domenica sera, all’inizio di corso Marconi, ha aggredito a coltellate una studentessa greca di 21 anni, con la quale aveva avuto una breve relazione, lasciandola in fin di vita. «Volevo punirla, sfregiarla».
Ciuffo biondo, alto un metro e 90, jeans e le infradito delle Vallette, il giovane spunta al sesto piano del palagiustizia verso mezzogiorno. Sfacciato, alla O.J. Simpson, tra due agenti della penitenziaria: «Intervistatemi, come fanno in America». Si infila nella stanza: «Domenica ci siamo visti e abbiamo passeggiato per alcune ore», tra il Valentino e San Salvario. Poi, verso le 19.30: «Mi è venuta sete, allora sono salito in casa per un bicchiere d’acqua: ho visto il coltello e l’ho preso». Se lo infila, dice, sotto la giacca, insieme al tabacco. Non è un racconto lineare, nella logica e nell’esposizione. Scoppia a piangere, più volte, con il pm che gli porge i fazzoletti. «Come sta lei?». Riprende: «Abbiamo camminato per un’altra ora, poi l’ho colpita». Lei non aveva fatto nulla di nulla. «Ho perso la testa, mi ricordo solo il primo e l’ultimo colpo. Poi ho chiamato il 112, due volte, ma non squillava». E in quel momento sono arrivati i carabinieri. Gli stessi che sono tornati nel suo appartamento di corso Raffaello e hanno sequestrato il pc, sperando di scovare qualche indizio. C’è chi racconta che, negli ultimi tempi, fosse un po’ strano. Lui però nega tutte le altre accuse: l’aggressione con la siringa, le minacce di morte sui social, le richieste di denaro alla nonna della ragazza. Che, sveglia e in condizioni stabili, resta nel reparto di rianimazione delle Molinette. Domattina, lui dovrà raccontare tutto all’udienza di convalida dell’arresto, davanti al gip Rosanna Croce.
Lacrime e domande Chiede come sta la ragazza: «Il mio amico voleva attaccarmi l’aids e lei era l’esca»