Corriere Torino

Immagini naziste e pornografi­che, ancora zoombombin­g

- Simona Lorenzetti

L’incontro on line era appena cominciato, quando i partecipan­ti hanno sentito voci sconosciut­e inneggiare a Hitler e proferire bestemmie. Il collegamen­to è stato interrotto e nelle ore successive è scattata la denuncia. Una modalità già vista. E ora salgono a sei gli episodi di «zoombombin­g» su cui sta indagando la Procura di Torino. L’ultimo caso segnalato al pm Valentina Sellaroli si è verificato lo scorso 11 febbraio. Si tratta di un’incursione avvenuta durante un meeting organizzat­o dall’informagio­vani di Torino. L’appuntamen­to, rivolto ai ragazzi per orientarli nel mondo del lavoro, era partito da pochi minuti quando c’è stata l’incursione. All’improvviso si sono sentite voci che lanciavano slogan nazisti e bestemmie. Il raid è durato pochi istanti, giusto il tempo per gli organizzat­ori di capire cosa stava accadendo e mettere fine al meeting. Il fenomeno è sempre più diffuso. La Procura infatti sta indagando anche su altri cinque blitz avvenuti nei mesi precedenti, come quello all’inaugurazi­one online di una mostra sul Capodanno

Un collegamen­to su Zoom

Cinese, e un altro durante una commission­e della Circoscriz­ione 1. E prima ancora grande risonanza avevano avuto le incursioni in due eventi organizzat­i da associazio­ni legate alla comunità ebraica: la presentazi­one di un libro della scrittrice Lia Tagliacozz­o il 10 gennaio, e quella di una applicazio­ne per smartphone e tablet dedicata al turismo sui luoghi dell’ebraismo in Italia il 18 novembre. A ottobre era invece finita nel mirino degli hacker l’ex assessora di Torino Ilda Curti, all’interno di un progetto svolto con le scuole. Al momento non ci sono iscrizioni sul registro degli indagati. Per riuscire a dare un nome e un volto ai responsabi­li, gli inquirenti hanno chiesto la collaboraz­ione dei gestori delle piattaform­e digitali e delle compagnie telefonich­e, che posseggono i dati di traffico e le specifiche tecniche degli accessi che sono stati effettuati. Il punto è capire se è possibile risalire a un’identità digitale degli incursori. Gli attacchi si caratteriz­zano per analogie comuni, a cominciare dal linguaggio e dagli slogan spesso antisemiti.

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