Camici bianchi «in panchina». Come i farmacisti
Pronti a vaccinare, scrivono alle Asl che non rispondono. La Regione: li coinvolgeremo presto
Ieri la Regione ha ribadito che li coinvolgerà di più nella campagna vaccinale anti-covid non appena partirà la fase di massa. Sono i 3.200 medici di famiglia e i professionisti delle 1.600 farmacie piemontesi, in teoria già arruolati ma in pratica non ancora scesi in campo o almeno non ovunque.
Capitolo medici di famiglia. Finora questi professionisti hanno caricato sulla piattaforma realizzata dal Csi i nomi dei loro assistiti con più di ottant’anni desiderosi di farsi vaccinare. A ieri ne avevano segnalati quasi 236 mila. Soltanto in qualche zona, però, i dottori si stanno recando nei centri vaccinali delle Asl per aiutare a effettuare le iniezioni.
Nella Asl To4, tra Ivrea, Ciriè e Chivasso, ci sono. Anche nella To3, che copre Rivoli, Grugliasco, Collegno e le valli Chisone e di Susa. I medici sono stati organizzati in turni secondo le disponibilità. La Asl To5 di Moncalieri, però, ammette di non averli ancora contattati. «Lo faremo da marzo, quando saranno attivate sedi vaccinali periferiche». Assenti anche nella Asl di Torino, dove la direzione attende precisazioni dalla Regione. «Perché occorre un calendario preciso di presenze».
L’impressione dei direttori generali delle Asl è che questi professionisti non stiano smaniando per andare a vaccinare nonostante la retribuzione di sette euro lordi a iniezione. «O per lo meno — dicono — c’è chi è più disponibile e chi lo è di meno, le resistenze sindacali sono sempre molto forti».
L’accordo stretto con la Regione prevedeva, in effetti, che i medici di famiglia potessero vaccinare con il preparato di Astrazeneca o di altri marchi più maneggevoli, mentre ora per gli anziani si sta impiegando quello di Pfizer. Ma a Torino, alcuni di loro giurano di aver scritto mail di disponibilità alla Asl e non aver ricevuto risposta, mentre da Moncalieri, Diego Pavesio dice di essere pronto a vaccinare anche in forma volontaria e superare ogni difficoltà.
Capitolo farmacisti. La Regione aveva firmato con la categoria un accordo il 19 gennaio affinché potessero effettuare i vaccini di Astrazeneca o simili nei loro esercizi sotto la supervisione di un medico. L’impegno sarebbe entrato nel vivo con la fase di vaccinazione di massa. Tuttavia, da più di un mese, i farmacisti non hanno più saputo nulla. Il rappresentante di Federfarma, Massimo Mana, sospira: «Aspettiamo aggiornamenti».
L’accordo prevede il riconoscimento di sette euro lordi per ogni vaccinazione