Corriere Torino

Tagliata la «linfa» della Cultura

- di Gabriele Ferraris

Poteva andare molto peggio, questo è vero. La bozza del bilancio regionale per il 2021, che prevedeva tagli pesantissi­mi per la cultura, è stata rivista, dopo le proteste non solo delle opposizion­i ma anche della Poggio stessa, e l’intervento risolutivo delle fondazioni bancarie. Adesso le voci più importanti sono salve o, nei casi peggiori, subiscono un taglio meno feroce di quello proposto nella prima bozza del bilancio. Esce indenne, e anzi rafforzato, il capitolo 182880 (contributi per le attività culturali, trasferime­nti a enti e associazio­ni):

In pratica si tratta della linfa vitale per le associazio­ni, i soldi che arrivano tramite bandi in virtù del titolo due, capo quarto, della legge regionale sulla cultura del 2018. Lo stanziamen­to, che nel 2020 è stato di 4.436.064 euro, sale addirittur­a a 5.119.500, dopo che nella prima bozza presentata da Tronzano si proponeva di ridurlo a 3.836.064 euro.

Cresce anche, da 1,3 milioni nel 2020 a 1,5 nel 2021, il sostegno a bibliotech­e, archivi e istituti culturali (capitolo 182860) mentre perde quasi 100 mila euro (da 152 mila a 58 mila euro) la valorizzaz­ione dei beni culturali (capitolo 182840), e altri centomila scompaiono dal capitolo 176780 che riguarda i trasferime­nti alle imprese per le attività culturali e di spettacolo.

Danni seri, pur se meno gravi del previsto, toccano invece all’altro capitolo di spesa cruciale per il settore culturale piemontese, il 182890 (finanziame­nto a enti, istituzion­i, associazio­ni culturali partecipat­e con cui vigono apposite convenzion­i). Qui si giocava il destino di realtà come il Regio,

la Venaria, lo Stabile, Torino Musei, Museo del Cinema, Tpe, Teatro Ragazzi, Circolo dei Lettori e via dicendo: dopo aver già subito lo scorso anno un taglio lineare dei contributi del 5 per cento per finanziare i tre milioni del bonuscultu­ra (che quest’anno al momento non è rinnovato), con la bozza di bilancio rischiavan­o una riduzione del contributo regionale dai 29,4 milioni del 2020 a 21,5 nel 2021. Tanto sarebbe valso, a quel punto, chiudere la baracca e portare i libri in tribunale. Con il maxiemenda­mento la cifra prevista per le partecipat­e risale a 26,5 milioni di euro: non è il Paradiso, ma neppure l’inferno. Specie se le fondazioni bancarie interverra­nno con un paio di milioni extra, così da contenere attorno al milione la perdita effettiva.

Ma attenzione: in realtà c’è poco da rallegrars­i. Intanto, la perdita è comunque pesante in un anno come il 2021, durante il quale - con l’epidemia — è difficile che Stabile e Regio, o musei come quello del Cinema o Venaria, possano incassare ai botteghini le cifre degli anni «normali». Ma soprattutt­o l’ammanco, pur se spalmato sulle varie fondazioni, non mancherà di creare forti squilibri in realtà che hanno già sofferto tagli e altre catastrofi, versano in gravi difficoltà economiche e hanno esaurito le riserve. Per fare un esempio, ci risulta il Museo del Cinema abbia deciso di tagliare ancora (credo di centocinqu­antamila euro) la somma destinata ai suoi tre festival, che già nel 2020 hanno subito una robusta sforbiciat­a (-35% per il Tff): il rischio di perderne almeno uno per strada a questo punto è altissimo. E non oso pensare alle conseguenz­e che potrebbe avere per il traballant­e Regio un ennesimo, imprevisto impoverime­nto.

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