Chi è l’imam che voleva la jihad e la distruzione del Vaticano Arrestato Bouchta El Allam, si trovava già in carcere
Durante i suoi sermoni esaltava gli attentati terroristici commessi da cellule di Al Qaeda esortava i fedeli alla «lotta» contro i miscredenti, al martirio e alla violenza contro le autorità italiane. Bouchta El Allam, imam del carcere di Alessandria, fantasticava su un possibile attentato contro i magistrati del Tribunale di Torino che lo avevano arrestato e incitava i suoi seguaci anche all’odio religioso, invocando la distruzione del Vaticano e definendo ebrei e cristiani come «nemici, scimmie e maiali che avranno una brutta fine». Dopo un’indagine iniziata la scorsa estate, ieri mattina, i carabinieri del Ros di Torino hanno eseguito nei confronti di «Bush», come lo chiamano i suoi amici più stretti, una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per istigazione a delinquere, in relazione ai delitti di terrorismo e propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Da luglio a marzo, in più occasioni, El Allam ha espresso la propria ammirazione per Osama bin Laden e Mohammed Atta, definiti «difensore dell’islam» e «persona rispettosa dei principi religiosi più autentici».
E inoltre ha augurato agli ebrei «la venuta di un nuovo Hitler». Eppure prima del suo arresto, avvenuto nell’aprile
Una scena tratta da un video di propaganda estremista diffuso da organizzazioni terroristiche
Bouchta El Allam, 43 anni del 2015, Bouchta El Allam, oggi 43enne, non si era mai fatto notare per il suo fervore religioso.
A tenere d’occhio gli spostamenti di Bush, cittadino marocchino residente a Lessolo, erano soprattutto gli agenti della squadra Mobile di Torino, che lo hanno ammanettato durante una maxi-operazione antidroga. L’inchiesta, durata circa un anno, aveva portato al sequestro di 104 chili di hashish, 22 di marijuana e più di un chilogrammo tra eroina e cocaina
e, secondo gli inquirenti, al vertice dell’organizzazione che importava stupefacenti dalla Spagna c’era proprio El Allam.
Da quel momento Bush, da anni di casa nel Canavese e sposato con una donna italiana, ha cominciato a girare gli istituti penitenziari del Piemonte: Novara, Ivrea, Biella, cuneo Alessandria e ancora Novara.
Grazie alla sua capacità dialettica (e anche alla grande disponibilità economica di cui si vanta con gli altri detenuti di religione musulmana) in ogni carcere dove è stato trasferito è riuscito a diventare la guida della preghiera islamica del venerdì, soppiantando anche gli imam già presenti. I suoi sermoni venivano seguiti da decine di giovani fedeli e uno di questi, una volta uscito dal carcere, ha cambiato radicalmente stile di vita, impedendo ai suoi familiari di adottare uno stile di vita occidentale e venendo poi ricoverato in ospedale per un trattamento psichiatrico.
Nel 2016 il nome di El Allam — assieme a quello di altri «cattivi maestri» presenti nelle carceri italiane — è finito sotto la lente d’ingrandimento del Nucleo investigativo centrale dell’amministrazione penitenziaria, che controlla i detenuti radicalizzati. Il definitivo campanello d’allarme, però, è scattato lo scorso anno, nel carcere di Alessandria, quando ha alzato definitivamente il livello di violenza delle sue prediche. Le «cimici» in cella hanno captato l’esaltazione del 18enne che a Parigi aveva decapitato Samuel Paty lo scorso ottobre. E, pochi giorni dopo, gli investigatori
Il precedente Era soprannominato Bush, era stato arrestato nel 2015 dalla polizia
del Ros lo hanno sentito istigare tre detenuti a «sgozzare» l’ex deputata Spouad Sbay. Secondo gli inquirenti, coordinati dal pm Enzo Bucarelli, Bush avrebbe anche condiviso l’auspicio di un attentato terroristico contro il Tribunale di Torino e per punire il magistrato che aveva chiesto e ottenuto la sua condanna: «Vedo qualche pullman... lo riempio con 500 o 600 bombole di Tassyr... inizieranno a esplodere, che il boato arrivi fino in Spagna».