La Madonna messaggio di speranza
L’opera di Antoniazzo Romano arriva a Torino dalle Grotte Vaticane in occasione del mese mariano Il capolavoro rinascimentale appena restaurato è esposto nella Corte medievale di Palazzo Madama
Pur in mesi difficili, preda della pandemia e di un diffuso scoramento, suona un po’ straniante percepire, oggi e in un museo civico, il non troppo velato affidamento alla Vergine Maria protettrice e consolatrice. «Nel periodo di tristezza e di morte in cui viviamo, la Madonna delle Partorienti rappresenta un inno speranza, che infonde coraggio in chi, con fede, la contempla», dichiara il presidente della Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario, presentando la ricca e documentata mostra, in corso da oggi al 20 luglio nella Corte Medievale di Palazzo Madama. La Madonna delle Partorienti, opera di Antoniazzo Romano (1435-1508) e proveniente dalle Grotte Vaticane, giunge a Torino in occasione del «mese mariano e nel giorno dell’apparizione della Beata Vergine di Fatima», suggerisce Pietro Zander, direttore dell’ufficio conservazione e restauro Beni artistici della Fabbrica di San Pietro e curatore della mostra (e del catalogo Sagep) con Simona Turriziani. Ciò detto, la Madonna in mostra è un’opera rinascimentale di un certo interesse, appena restaurata e
La di Antoniazzo Romano viene presentata al pubblico in anteprima assoluta dopo il lungo restauro in un particolare allestimento che ne ricostruisce la storia mai vista fuori dalla Basilica Vaticana. È inoltre legata alla storia di Torino (e così ci spieghiamo la sua esposizione a Palazzo Madama, cuore simbolico della città) proprio dalla mano di Antoniazzo Romano e della sua bottega, a cui Andreina Griseri attribuì negli anni 70 la Madonna della Consolata, protettrice di Torino fin dal 700 (quando i Savoia affidarono la loro capitale al culto mariano). La stessa opera della Consolata è copia della Madonna del Popolo, conservata nell’omonima chiesa romana e realizzata ancora da Antoniazzo Romano. Storia, restauri, riferimenti e nuove interpretazioni dell’opera vaticana sono illustrati in mostra con dovizia di documenti, la cui lettura è supportata dall’allestimento concepito da Roberto Pulitani, arricchito dalla ricostruzione tridimensionale della Cappella della Partorienti. Scenograficamente articolata in quattro sezioni successive, la mostra racconta le successive collocazioni della Madonna, realizzata alla vigilia del Giubileo del 1500 per la Cappella Orsini nell’antica San Pietro. «La Madonna come la vediamo oggi è un dipinto murale ad affresco, staccato a fine 500 per preservare alcune parti significative dell’antica basilica in vista della sua ricostruzione», spiega Giorgio Capriotti, autore dei restauri con Lorenza D’alessandro. Durante il cantiere che riedificò la Basilica costantiniana (comprese la cupola di Michelangelo e la nuova facciata di Maderno), la Madonna, allora oggetto di devozione soprattutto delle donne in attesa del parto, venne ridotta in frammento (81 x 77 centimetri) e perse l’originaria «mandorla» con cherubini che la attorniavano, ripresentata in mostra attraverso una proposta ricostruttiva. Dopo la tappa torinese, la Madonna tornerà nelle Grotte Vaticane, in cui è definitivamente accolta fin dal 1616.