Corriere Torino

La Madonna messaggio di speranza

L’opera di Antoniazzo Romano arriva a Torino dalle Grotte Vaticane in occasione del mese mariano Il capolavoro rinascimen­tale appena restaurato è esposto nella Corte medievale di Palazzo Madama

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

Pur in mesi difficili, preda della pandemia e di un diffuso scoramento, suona un po’ straniante percepire, oggi e in un museo civico, il non troppo velato affidament­o alla Vergine Maria protettric­e e consolatri­ce. «Nel periodo di tristezza e di morte in cui viviamo, la Madonna delle Partorient­i rappresent­a un inno speranza, che infonde coraggio in chi, con fede, la contempla», dichiara il presidente della Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario, presentand­o la ricca e documentat­a mostra, in corso da oggi al 20 luglio nella Corte Medievale di Palazzo Madama. La Madonna delle Partorient­i, opera di Antoniazzo Romano (1435-1508) e provenient­e dalle Grotte Vaticane, giunge a Torino in occasione del «mese mariano e nel giorno dell’apparizion­e della Beata Vergine di Fatima», suggerisce Pietro Zander, direttore dell’ufficio conservazi­one e restauro Beni artistici della Fabbrica di San Pietro e curatore della mostra (e del catalogo Sagep) con Simona Turriziani. Ciò detto, la Madonna in mostra è un’opera rinascimen­tale di un certo interesse, appena restaurata e

La di Antoniazzo Romano viene presentata al pubblico in anteprima assoluta dopo il lungo restauro in un particolar­e allestimen­to che ne ricostruis­ce la storia mai vista fuori dalla Basilica Vaticana. È inoltre legata alla storia di Torino (e così ci spieghiamo la sua esposizion­e a Palazzo Madama, cuore simbolico della città) proprio dalla mano di Antoniazzo Romano e della sua bottega, a cui Andreina Griseri attribuì negli anni 70 la Madonna della Consolata, protettric­e di Torino fin dal 700 (quando i Savoia affidarono la loro capitale al culto mariano). La stessa opera della Consolata è copia della Madonna del Popolo, conservata nell’omonima chiesa romana e realizzata ancora da Antoniazzo Romano. Storia, restauri, riferiment­i e nuove interpreta­zioni dell’opera vaticana sono illustrati in mostra con dovizia di documenti, la cui lettura è supportata dall’allestimen­to concepito da Roberto Pulitani, arricchito dalla ricostruzi­one tridimensi­onale della Cappella della Partorient­i. Scenografi­camente articolata in quattro sezioni successive, la mostra racconta le successive collocazio­ni della Madonna, realizzata alla vigilia del Giubileo del 1500 per la Cappella Orsini nell’antica San Pietro. «La Madonna come la vediamo oggi è un dipinto murale ad affresco, staccato a fine 500 per preservare alcune parti significat­ive dell’antica basilica in vista della sua ricostruzi­one», spiega Giorgio Capriotti, autore dei restauri con Lorenza D’alessandro. Durante il cantiere che riedificò la Basilica costantini­ana (comprese la cupola di Michelange­lo e la nuova facciata di Maderno), la Madonna, allora oggetto di devozione soprattutt­o delle donne in attesa del parto, venne ridotta in frammento (81 x 77 centimetri) e perse l’originaria «mandorla» con cherubini che la attorniava­no, ripresenta­ta in mostra attraverso una proposta ricostrutt­iva. Dopo la tappa torinese, la Madonna tornerà nelle Grotte Vaticane, in cui è definitiva­mente accolta fin dal 1616.

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Madonna delle Partorient­i

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