Corriere Torino

Il Museo della Medicina c’è, ma non si vede

- Paolo Morelli

Strumentaz­ioni del secolo scorso o più antiche, bilance, bisturi, ma soprattutt­o sale operatorie e laboratori interi. Ad esempio quello di Angelo Mosso, medico, fisiologo e archeologo torinese, che verso la fine dell’ottocento portò avanti una serie di studi fondamenta­li nell’ambito della fisiologia. Fu lui, infatti, a lavorare sulla fatica muscolare ponendo le basi per la futura riduzione dell’orario di lavoro, all’epoca di 12 ore al giorno. C’è tutto questo, anzi molto di più, nei tremila metri quadri di superficie ora occupata dall’astut, l’archivio Scientific­o e Tecnologic­o dell’università di Torino. Il magazzino si trova all’ex Manifattur­a Tabacchi, dove fino a cinque anni fa, prima che sorgessero problemi di agibilità, era visitabile. Ora si attende un complicato trasloco in una

Le collezioni dell’astud usate per la fiction sede, per poter arrivare all’apertura di un vero e proprio Museo della medicina. Se ne parlerà oggi alle 17 al Polo del ‘900, durante un incontro organizzat­o dalla Fondazione Donat Cattin che sarà aperto dal direttore, Gianfranco Morgando (sui canali online della fondazione). Interverra­nno anche Franco Lupano, direttore del Ciso Piemonte (Centro italiano di storia sanitaria e ospedalier­a) e i rappresent­anti di tre musei della medicina sul territorio regionale. Il primo è proprio il futuro museo di Torino, di cui parlerà Marco Galloni, direttore dell’astut, poi toccherà a Carlo Bagliani del Museo della Farmacia Picciòla di Vercelli e a Diego Robotti del Museo del Mutuo Soccorso di Pinerolo. La sede del futuro museo torinese non è ancora certa, ma con ogni probabilit­à sarà in via Marenco, in una parte della vecchia sede del quotidiano La Stampa, rilevata dal gruppo Azimut, che ospiterà la facoltà di Medicina (l’università prenderà l’edificio in locazione) e l’astut. Per completare l’operazione e aprire le porte del museo serviranno ancora due anni. Intanto, però, si può avere un assaggio: al Polo del ‘900 è aperta fino al 28 maggio una mostra, promossa dalla Fondazione Donat Cattin, dal titolo Dai medici condotti al Servizio Sanitario Nazionale. I materiali arrivano dall’astut. «Gli oggetti ci raccontano le storie, basta saperle leggere — dice Franco Lupano — Qui raccontiam­o, attraverso gli strumenti, il percorso del diritto alla salute in Italia. È un esempio di ciò che si potrà vedere nell’archivio dell’astut». Un altro esempio sarà in tv. La fiction Rai Cuori, sulla stagione d’oro della carnuova diochirurg­ia torinese, hanno utilizzato i materiali del futuro Museo della Medicina per ricostruir­e l’intero reparto ospedalier­o delle Molinette negli anni Sessanta (andrà in onda su Rai1). «All’astut ci sono moltissime cose — aggiunge Galloni — come il più antico laboratori­o di medicina aeronautic­a del mondo. Si trovava in corso Massimo D’azeglio, di fronte a Torino Esposizion­i, e l’esercito, fra il 1917 e il 1919, vi faceva i test per chi voleva fare il pilota aeronautic­o». Sono pezzi di storia della medicina che si intreccian­o, in maniera piuttosto stretta, con la storia della società. I reperti dell’astut arrivano indietro fino all’ottocento. «I pezzi del Novecento — conclude Galloni — sono ancora più importanti per la museologia scientific­a, perché mentre gli strumenti di 700 e 800 sono stati colleziona­ti, quelli successivi sono meno belli e ingombrant­i, spesso sono stati buttati via. Noi siamo stati invece molto attenti a recuperare la scienza».

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Il set Cuori

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