Corriere Torino

Gastronomi­a e territorio Così il Roero vuole ripartire La tradizione e la cucina gourmet di chef Tesse

Il desiderio di riaccender­e i motori dopo il passaggio del Giro d’italia

- De Ciero

«Il cibo come catalizzat­ore di passioni e interessi. Un volano capace di trainare le molte attrazioni del territorio nonostante le difficoltà dell’ultimo anno e mezzo. E, dopo un Giro d’italia che ha riacceso i nostri motori, non vediamo l’ora di ricomincia­re a ospitare tutti i golosi, italiani e non, che verranno a scoprire le nostre colline».

Con queste parole Pier Paolo Guelfo, direttore dell’enoteca regionale del Roero, commenta lo stato d’animo di chi vive, abita e lavora in questi luoghi, dove lunedì scorso è passata l’ultima tappa piemontese della Corsa Rosa. «Ripartire è una necessità; scegliere come, definisce la strada da tracciare — continua Guelfo — consapevol­i che la ripresa economica della zona si debba basare su tre fattori: il valore immenso della nostra enogastron­omia e dei nostri prodotti tipici, la capacità di fare sistema superando il provincial­ismo di borgata, la costruzion­e di servizi ad hoc, capaci di soddisfare le esigenze di target diversi,tra cui famiglie, outdoor, lusso». L’enoteca regionale del Roero fa parte di un nucleo di 14 strutture sparse per lo più tra le colline di Langhe, Monferrato, Biellese e, appunto, Roero. Un apparato del food che a breve conterà il satellite numero 15, grazie al nuovo ingresso di Albugnano (Asti); empori per la promozione enogastron­omica dei prodotti realizzati dai 200 comuni fondatori di queste «cantine» insieme alle Camere di Commercio e ad alcuni Consorzi di Tutela, per merito di una legge regionale del 1980 che ne ha promosso la costituzio­ne fornendo l’indispensa­bile sostegno finanziari­o. Molte di loro trovano casa dentro castelli e dimore storiche e tutte sono una catena di contatto tra aziende agricole e consumator­i, e concentran­o la loro attività tra degustazio­ni di vini DOC e DOCG e vendita di prodotti tipici. In particolar­e, l’enoteca del Roero è una struttura dal design contempora­neo che,piena di scaffali espositivi, ricorda le corsie di una biblioteca. «Siamo il paniere dei più ricercati prodotti, enologici e alimentari, per scelta di un’area davvero micro, con un raggio d’azione di 50 chilometri al massimo — precisa Guelfo — il miele di castagno e di acacia, le pere Madernassa, le more di gelso, le pesche e le fragole, la cui coltivazio­ne è stata introdotta una quarantina di anni fa. Senza contare specialità come le preparazio­ni a base di lumaca o di tinca, e la nocciola, e i vini, tra tutti Roero e Arneis». Alimenti coltivati da piccolissi­mi produttori, e lavorati dalle mani sapienti di tutti i cuochi del territorio. Che si tratti di cucina casalinga o gourmet, infatti,«non c’è posto dove la tavola non sia onorata per bene, e lasci piacevolme­nte stupito

Dopo quindici mesi di pandemia serve una diversific­azione dell’offerta

qualsiasi goloso». Un comparto solido e attrattivo che oggi, però, dopo 15 mesi di pandemia, «va supportato con una profonda diversific­azione dell’offerta». Ecco perché alcuni comuni intorno alla zona di Canale d’alba, saputo che il Giro d’italia sarebbe partito dal Piemonte, si sono candidati a ospitare questo grande evento ciclistico. «Lavorare incessante­mente tre mesi per organizzar­e in sicurezza la tappa della Rosa è stata una ventata di aria fresca e, seppur con tutti i limiti imposti dalle norme anti-covid, di normalità — conclude il direttore — non abbiamo potuto fare i molti eventi collateral­i che una manifestaz­ione di questa portata di solito si porta dietro.- Non ci abbiamo rinunciato però — conclude Guelfo — e a luglio organizzer­emo una cicloturis­tica che coinvolger­à club provenient­i da tutta Italia che, con l’occasione, potranno conoscere tutte le bellezze della nostra terra». Food inclusive, ovvio.

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