Sonego è enorme, ma Djokovic di più Lo Sporting e la città esaltati da Sonny
In mattinata batte nei quarti Rublev, poche ore dopo cede solo al terzo set a un grande Djokovic Roma incorona l’antidivo azzurro
Le poche persone che alle 20 sono dentro a un campo da tennis nei circoli torinesi, tengono i cellulari e tablet a portata di mano: «Com’è il punteggio?», chiedono quando il gioco si ferma. Oggi i giocatori preferiscono stare a guardare. Ubi maior. È l’effetto Sonego, che ieri ha conquistato gli Internazionali d’italia monopolizzando per quasi tutta la giornata i campi e l’attenzione, vincendo in mattinata i quarti di finale e infine cedendo, dopo una settimana memorabile, contro il numero uno al mondo Novak Djokovic. Per tutta la giornata di ieri, Sonny ha monopolizzato l’attenzione, non solo degli aficionados, ma anche delle insospettabili mogli, diventate ultras per una sera.
Nei ristoranti il ritardo è giustificato dall’affaire Lorenzo. Dai balconi si sentono le tv sintonizzate, ogni punto di Sonego è un urlo di gioia. Da outsider a semifinalista, la città non avrebbe potuto scegliere un ambasciatore nel mondo migliore di lui, sorridente, tenace, la faccia da bravo ragazzo, il gigante buono. «È il figlio che tutti i genitori vorrebbero avere», sostiene Luciano Borghesan, presidente dello Sporting. «Un esempio per i nostri allievi che hanno l’opportunità di guardarlo da vicino, ma anche per genitori e soci del club». Ed effettivamente, quando non è impegnato nel circuito, Sonego trascorre molte delle sue pause tra un allenamento e l’altro a stringere mani, a salutare tutti per nome, informarsi su come vanno i tornei degli agonisti, a firmare autografi, anche se lui preferisce parlare di calcio, in particolare di Toro, del fantabasket.
È il ragazzo del campo accanto. Era così quando da piccolo giocava la Racchetta d’oro e, a parte l’altezza, non è cambiato in niente nemmeno oggi che dall’altra parte della rete si trova avversari come Djokovic. È sempre lui, per tutti Lory, che alla fine di ogni sua impresa ha trovato il tempo di rispondere ai messaggi di chiunque, «Grazie». «È il migliore esempio dell’applicazione dei torinesi, della loro umiltà, testa bassa e pedalare», continua Borghesan, che non vede l’ora di dirgli che tutto il club è orgoglioso di lui. Era così anche quando faceva parte delle giovanili del Toro, gli dicevano di correre e lui correva finché ne aveva. Alessandro Spugna, suo allenatore negli Esordienti se lo ricorda bene: «Riconosco in lui la stessa voglia di impegnarsi di quando era piccolino. La lotta se la porta dentro di natura, così come la solarità che ha mostrato nei balletti a fine match, un tratto del carattere che riconosco».
E così dopo una settimana fantastica, un meraviglioso abbraccio tra i due avversari, l’applauso sincero di Djokovic, e a 60 anni di distanza dall’edizione degli Internazionali allo Sporting, Sonego riporta Torino nei radar del tennis, con la sua vocazione naturale all’esageruma nen fuori dal campo (in campo, invece abbiamo visto che gli piace eccome esagerare, dare il massimo, forse qualcosa in più). Ed è bello ed è giusto che sia lui a fare il tramite tra Roma e Torino, tra le semifinali al Foro e le Atp Finals, anche perché la race per il Palalpitour, lo indica al numero 13. Significa che soltanto 12 giocatori hanno cominciato la stagione meglio di lui. Per una volta, dopo tre set giocati fino alla fine, sarebbe proprio il caso di esagerare.
È il migliore esempio dell’applicazione dei torinesi, della loro umiltà Testa bassa e pedalare La lotta se la porta dentro di natura, così come la solarità che ha mostrato nei balletti