Appendino lascia ma insiste «Il dialogo a sinistra è aperto»
Chiara Appendino ha deciso: non cambierà idea, manterrà fede alla promessa di non ricandidarsi. Eppure non demorde, e tiene aperta la porta del dialogo. Ieri alla «camminata per l’ambiente», fianco a fianco con uno degli sfidanti di Stefano Lo Russo alle primarie del centrosinistra, ha preferito non farsi vedere. Ma l’alzata di scudi di alcuni eletti 5 Stelle torinesi non ha impedito alla sindaca uscente di incontrare direttamente a Palazzo Civico, con tanto di «photo opportunity», i Verdi europei; cioè gli stessi sostenitori di Enzo Lavolta che hanno organizzato l’iniziativa al Valentino.
Un chiaro segnale, quello lanciato dalla prima cittadina, della volontà dei maggiorenti del M5S di continuare a sperare nel sogno di un’alleanza giallorossa, nonostante i vertici nazionali del Pd siano stati costretti a prendere atto dell’impossibilità dell’operazione. Per giunta: a primarie ormai convocate per bocca del segretario nazionale Enrico Letta.
Durante il faccia a faccia con i Verdi, la prima cittadina e la portavoce della formazione ecologista Tiziana Mossa «hanno ribadito — si legge in una nota ufficiale — la volontà di proseguire un dialogo, soprattutto sui temi dell’ambiente e della sostenibilità». La speranza è l’ultima a morire.
A Roma i big del Movimento hanno continuato, fino all’altro giorno, ad agitare lo spettro di una ricandidatura di Appendino a dispetto della volontà dell’interessata, alle prese con una gravidanza e soprattutto con i guai giudiziari. La sindaca l’ha fatto presente anche a Luigi Di Maio durante il faccia a faccia dell’altro giorno: nessun ripensamento, non correrà alle Comunali. E così è fallito il tentativo di convincere i vertici del Nazareno a cambiare idea e a riaprire le trattative davanti al rischio che al ballottaggio i voti 5 Stelle, raccolti da una ancora competitiva Appendino, possano andare al candidato del centrodestra Paolo Damilano. Del resto, è stata la stessa prima cittadina a escludere, senza se e senza ma, un eventuale appoggio al secondo turno nei confronti del candidato sindaco dem. So
prattutto se dai gazebo del centrosinistra dovesse uscire vincitore il favorito Lo Russo. Docente del Politecnico e capo dell’opposizione per cinque anni, è lui che ha accusato Appendino nelle aule di giustizia. I detrattori lo incolpano di voler segnare una rivincita, a cinque anni dalla sconfitta elettorale incassata da Fassino e dalla giunta di lui stesso faceva parte.
Un quadro contraddistinto da livori e desideri di rivalsa, insomma, mentre per la prima volta il centrodestra sembra intenzionato a giocarsi la partita fino in fondo, presentandosi agli elettori torinesi con le sembianze del moderato e rassicurante Damilano, l’imprenditore dei vini e delle acque minerali benedetto da Matteo Salvini e anche per questo additato dalla sinistra esterna al Pd come l’«uomo nero».
E però anche la sinistra si trova quasi spaesata rispetto al 2016. Se allora, in contrapposizione alla ricandidatura di Piero Fassino, l’ala estrema ruppe con il centrosinistra presentandosi unita attorno al nome di Giorgio Airaudo, questa volta i favorevoli all’intesa giallorossa (Articolo 1 e Si) non possono permettersi di dividersi e sperano in una ricomposizione dei rapporti tra Pd e M5S, mentre la sinistra cosiddetta radicale, da Rifondazione comunista a Dema, ha deciso di correre autonomamente. Il candidato sindaco c’è già ed è lo storico Angelo D’orsi, il quale durante un comizio in piazza Palazzo di Città ha presentato ieri il simbolo della lista «Sinistra in Comune», attorno al quale sono raccolti anche Sinistra anticapitalista, Potere al popolo e Torino Solidale.
La sindaca ha detto no ai big del M5S che così speravano di convincere il Pd
Mentre Articolo 1 e Si sperano nei giallorossi, la sinistra radicale candida Angelo D’orsi