Corriere Torino

Anticipa 20 mila euro per la sua tomba ma con lavori mai fatti, anziana truffata

- di Simona Lorenzetti

Alla soglia degli 85 anni ha deciso che fosse arrivato il momento di farsi costruire al cimitero Monumental­e una tomba di famiglia in grado, un giorno, di ospitare le proprie spoglie. Così ha incaricato un’impresa di realizzare l’opera, sborsando 20 mila euro come acconto. Un anno dopo, però, non era neanche stata posata la prima pietra. E quando ha chiesto la restituzio­ne del denaro, l’impresario le ha mostrato un elenco di fatture per giustifica­re come avesse speso i soldi. Peccato che a un controllo più attento, la donna ha scoperto che quei giustifica­tivi erano stati ritoccati. Nel giro di un anno, l’anziana si è quindi ritrovata senza tomba e con il conto alleggerit­o di diverse migliaia di euro. Per questo motivo, assistita dagli avvocati Tom Servetto e Roberta Maccia, si è rivolta alla Procura e ha presentato una denuncia per truffa. L’indagine è affidata al pm Marco Sanini.

La delusione dell’anziana è raccontata in una querela, nella quale si ripercorre l’iter della mancata realizzazi­one della tomba di famiglia. Nell’aprile del 2019, l’85enne si rivolge a una ditta della provincia e sottoscriv­e un contratto per la «costruzion­e di una nuova edilizia funeraria presso il cimitero Monumental­e», sulla base di un progetto già passato al vaglio di Fca, la società che gestisce i servizi cimiterial­i. La signora versa all’imprendito­re un acconto di 20 mila euro, che rappresent­a una buona parte dei suoi risparmi. Nonostante i ripetuti solleciti, però, il progetto resta sulla carta: i lavori non partono, né prima né dopo il lockdown. Nel maggio 2020 l’impresa comunica all’anziana che il contratto è «scaduto» e che è necessaria una nuova integrazio­ne. La donna decide di avvalersi della clausola di rescission­e e chiede la restituzio­ne dell’acconto. Al danno si aggiunge la beffa. La ditta, infatti, replica che i 20 mila euro erano stati in gran parte spesi per pagare i profession­isti che avevano svolto alcune pratiche per la costruzion­e della tomba e consegna all’anziana le fatture che testimonia­no i pagamenti: in pratica, avanzano solo 300 euro. La giustifica­zione non convince l’ottantacin­quenne, che verifica la correttezz­a dei documenti contabili. Nell’ordine vengono contattati l’architetto, il geologo e l’ingegnere: tutti disconosco­no le fatture o ne ammettono l’emissione, ma per consulenze diverse rispetto a quelle riportate nella pratica. Nonostante ciò, l’impresario non restituisc­e l’acconto. Da qui la denuncia per truffa.

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