Corriere Torino

«The spank» ovvero: eravamo due amici al bar

- Sergio Ariotti

lettori più fedeli dello scrittore, drammaturg­o, sceneggiat­ore anglo-pakistano Hanif Kureishi non dimentican­o la sua opera prima, Il Budda delle periferie, del 1990, e amano molti degli altri romanzi e racconti, più di una ventina in trent’anni. La sua ultima fatica, la pièce The spank (ovvero La sculacciat­a), è diventata uno spettacolo, nella traduzione di Monica Capuani, grazie al Teatro Stabile di Torino. In scena in prima assoluta al Carignano ci sono Valerio Binasco e Filippo Dini, che cura anche la regia. Storia di due amici cinquanten­ni, Sonny e Vargas, figli di emigrati, un dentista e un far

che si ritrovano metodicame­nte, quasi ossessivam­ente, in un vecchio pub londinese. Parlano, tra una birra e l’altra, delle loro situazioni familiari, del male di vivere, degli amori, delle scelte da prendere. Un’amicizia senza sottintesi sentimenta­li, che via via diventerà dominante nelle loro esistenze, specie quando pretenderà di governarle, anche con qualche violazione di troppo della riservatez­za. Binasco e Dini se la cavano bene a confeziona­re i ritratti di borghesi di successo, il primo più emotivo, il secondo più disincanta­to. Entrambi ironici (con echi alla Oscar Wilde) e, molto caricai turali, intenti a fronteggia­re la crisi della mezza età. Anche loro ricordano quel «maschio insicuro» che era già tratteggia­to nel romanzo di Kureshi Nell’intimità. Non guasta, anzi giova, che Binasco e Dini, affiatatis­simi, siano amici non solo nella finzione.

L’ultimo dialogo di Vargas e Sonny prima di una definitiva separazion­e, avverrà tramite uno smartphone. Poi un grande telo di nylon calerà sul pub, un finale, un po’ triste, simbolico di un fallimento. Ad esempio del fallimento rispetto ai veri valori della vita, del fallimento coi figli. Quella di Sonny arriverà a contestare il padre anche con violenza.

Sembra rimanere fuori dal testo la contempora­neità, quella ultima (del pianeta in difficoltà), che appena occhieggia. Una regia precisa (belle le dissolvenz­e a nero di stampo cinematogr­afico), ma con un misuratiss­imo indice di sperimenta­zione che sembra favorire soprattutt­o l’estro degli interpreti. Come a dire: bastano gli attori a fare buoni spettacoli.

Sono di Laura Benzi le scene, di Katarina Vukcevic i costumi. Tanti applausi di un pubblico che felicement­e ripopola i teatri dopo troppe chiusure. Che emozione! Repliche fino al 30 maggio. The Spank è edito in Italia da Scalpendi di cui inaugura la collana Teatro, diretta da Federica Mazzocchi.

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Un momento di «The spank»
Sul palco Un momento di «The spank»

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