Corriere Torino

«Ora vita o morte»

Belotti sottolinea il problema: «Il Toro deve ritrovare la grinta e centrare la salvezza con la Lazio o, se serve, contro il Benevento»

- Manlio Gasparotto

LA SPEZIA «Vita o morte». Sportivame­nte parlando. Andrea Belotti a fine partita si presenta alle telecamere di Sky, e ci mette la faccia, come ha sempre fatto nei momenti difficili. Il Gallo non ha paura. Lo aveva dimostrato in campo buttando in rete (palla a destra, portiere a sinistra) il rigore che poteva riaprire la partita di La Spezia. Pesava quanto un pallone medicinale, ma lui ha aspettato e colpito. Chirurgico.

Non è servito, e così oltre a Davide Nicola è lui a parlare dopo il ko. Mentre i bianconeri liguri festeggian­o la salvezza, per loro storica, al primo anno in A, il Toro si lecca le ferite e guarda avanti. Perché questo va fatto. «La consapevol­ezza c’è, sappiamo che cosa ci stiamo giocando — ribatte Belotti a Sky —, sappiamo che ora è questione di vita o di morte». Il Toro oggi aspetterà notizie da Benevento: una sconfitta dei campani chiuderebb­e il discorso. Ma il Toro non vuol pensare a niente che non sia la sua strada. Che comincia con l’analisi di una domenica bestiale. «Prima di tutto è una questione mentale — dice il capitano —, bisogna ritrovare quella grinta e cattiveria che ci aveva contraddis­tinto in tante partite precedenti dove avevamo fatto ottimi risultati. Dobbiamo essere consapevol­i della nostra forza e di quello che abbiamo fatto nelle scorse partite: il destino è nelle nostre mani. Perché abbiamo due partite e dobbiamo affrontarl­e come abbiamo fatto nelle altre partite. Dipende tutto da noi e dobbiamo tornare nell’ottica di fare le cose come siamo in grado di fare». Ma perché a La Spezia il Toro non ha funzionato? «Era più affamato di noi, ha meritato. E noi purtroppo non abbiamo messo in campo quella cattiveria, quell’approccio che ci ha contraddis­tinto in tante partite. Ora dobbiamo farci un esame di coscienza e tutti dobbiamo tirare fuori qualcosa in più. Quella grinta, quell’anima e quel carattere che abbiamo sempre avuto e che spesso abbiamo dimostrato».

Serve ancora, quindi, un lavoro mentale. Quello che Nicola aveva fatto sin dal primo giorno al Toro, quando aveva chiarito che non bisogna guardare agli errori, quando ha cercato di far piazza pulita di paure e tremori che ieri a La Spezia purtroppo sono riapparsi in una squadra che ora si aggrappa alle parole di Belotti: «Sappiamo che dipende da noi e possiamo guadagnarc­i la salvezza. Con la Lazio o, nel caso, con il Benevento». Frasi che fanno eco a quelle di Nicola: «Ci sono ancora due chance, noi guardiamo a martedì con l’idea di fare qualcosa di importante. Non dobbiamo essere troppo preoccupat­i, perché non ci aiuta». La ricetta non è neppure un ritiro che qualcuno pensava sarebbe scattato: «Si reagisce analizzand­o le cose per quello che sono, sapendo che ci sta che quando si arriva al dunque aumentano le pressioni. E stiamo pagando qualcosa in emotività. Siamo partiti contratti, ma l’avevamo riaperta. Poi ci siamo fatti prendere dalla frenesia di trovare il pareggio... Non c’è da tirar fuori altre energie nervose, ma da gestirle meglio».

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Ci sono due chance, noi guardiamo a martedì con l’idea di fare qualcosa di importante

Non c’è da tirar fuori altre energie nervose, ma da gestirle meglio

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