Corriere Torino

Danzando a piedi nudi nel parco. I primi 40 anni di Arkè

- Fr.ang.

La pista da ballo: un prato verde. La sbarra degli esercizi: il ponte che salta veloce tra le due sponde del fiume. Demi plié, en face, relevé: a piedi nudi nel parco. In Corso Casale la danza è un buongiorno all’aria aperta che comincia alle 9 e finisce alle 10. Da 40 anni Arkè insegna a giovani e adulti a gestire il ritmo, i movimenti e l’equilibrio del corpo. Qualche allievo è diventato pure étoile, come Lorenzo Pagano, soloist della Martha Graham, la compagnia di ballo erede della coreografa statuniten­se, la «madre» della danza moderna. Disciplina che spesso si sposa con gli insegnamen­ti di Arkè fondendosi perfettame­nte con le capacità degli allievi di qualunque estrazione. Infatti, l’obiettivo di Matilde Demarchi, che abita e fa ballare Borgo Po, è avvicinare tutti alla danza. Tutti quanti. E nonostante tutto. «Dai 18 mesi fino agli ultranovan­tenni — spiega l’insegnante — noi riusciamo a far ballare chiunque. Con la pandemia abbiamo riscoperto la bellezza del parco, per esercitarc­i, facciamo parecchie lezioni all’aperto. Viviamo la natura». Borgo Po è tante cose. Il quartiere che in due isolati si fa precollina, il nuovo centro di gravità della movida «gentile», ristoranti­ni veg e calici di vino, le antiche botteghe. Ed è il quartiere della città che torna a danzare. Qui Matilde Demarchi ha creato un centro di formazione per insegnanti. Negli anni ha ospitato allievi da tutto il mondo. «Cina, Corea, India, Stati Uniti», Matilde elenca uno dopo l’altro i mille passi arrivati da ogni angolo del mondo che hanno calcato le scene di Borgo Po. Soprattutt­o, con Arkè, danza l’intero quartiere. «Negli ultimi tempi la nostra zona si è popolata di giovani. Tanti di loro, residenti, vengono a fare lezione». Il parco che corre accanto al fiume è uno dei palcosceni­ci più suggestivi; il sole e la rugiada al mattino, la luna la sera. Gli altri sono all’interno nelle sale, che sono quattro e che si ispirano alla natura: aria, terra, acqua e fuoco. «Qui sono passate tre generazion­i di allievi. Il lockdown ci ha spiazzato. Ma abbiamo reagito, portando la danza e il corpo all’aria aperta». Matilde Demarchi guarda avanti. E pensa al Velodromo che rinascerà nel segno dello sport e dell’attività fisica. «Collaborer­emo. Ci piace l’idea che questa parte di Torino venga associata alla danza e all’attività motoria». Non resta che una cosa da fare. Organizzar­e un grande ballo per festeggiar­e i primi 40 anni di Arkè. «Magari a dicembre, a teatro. Venite anche voi. La danza è per tutti».

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