Under 30 in viaggio «Che avventura la vacanza digitale»
Siamo di fronte ad un cambiamento epocale nella politica economica europea, un cambiamento che «ci voleva» e che la Pandemia non ha fatto che accelerare. Il nuovo standard vedrà la BCE fare politica monetaria (ultraespansiva nel medio termine) e Bruxelles fare politica fiscale attraverso una progettualità coordinata e controllata centralmente (come è nelle sue corde). Singoli stati che inviano progetti e il centro che li valuta, finanzia e monitora. Il PNR non è che il primo passo di un modello che vedremo ripetersi, una specie di finanziaria dell’unione Europea. Si può già intravedere il fatto che questo sistema renderà più «diretto» il collegamento tra l’europa e le singole regioni: con il ripetersi del processo alcune regioni si imporranno come più virtuose, efficaci nella realizzazione dei progetti, brave a sfruttare le risorse per migliorare le condizioni competitive delle loro industrie e aumentare lo standard di vita dei loro cittadini. Per il Piemonte si tratta di un’occasione unica: possiamo finalmente realizzare quella vocazione europea che è nella nostra cultura forgiata nell’essere crocevia da e verso l’europa da secoli, nelle corde del nostro sistema industriale orientato ad esportare valore aggiunto e, sperabilmente, nella visione dei nostri politici. Sbagliamo il primo e al secondo giro ci troveremo dietro rispetto ad altre regioni industriali europee e con il rischio di un distacco non più colmabile. Richiamando Yoda di Star Wars dobbiamo ammettere che questa volta per la nostra Regione si tratta di «fare o non fare, non c’è provare». Il motivo è semplice: il PNR non è l’ultimo treno, è la nuova normalità. Per questo ci serve una strategia politica ed industriale e, come insegna Porter il padre degli studi moderni sul tema, ci serve decidere soprattutto cosa non fare. A leggere degli oltre 1.200 progetti presentati dal Piemonte non si ha la sensazione che si sia deciso cosa non fare ma si sia messo insieme tutto. «Fare tutto» in strategia ha un solo significato: fare poco di tutto, fare non abbastanza per diventare una regione che può competere con le altre a livello europeo.
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