Corriere Torino

La battaglia solitaria del vigile antiracket

Piossasco, lacrime e abbracci ai funerali dell’architetto ucciso dai ladri

- Coccorese

Nella sfida per far rispettare le regole a Porta Palazzo, G.V., agente della polizia municipale, è uno dei protagonis­ti, ma è solo.

Lacrime, abbracci e sguardi smarriti che sembrano cercare spiegazion­i difficili da trovare. Sono passate due settimane dall’omicidio di Roberto Mottura, i suoi assassini sono ancora in fuga e amici e parenti non riescono ancora a credere che «Rube» non sia più assieme a loro. Sono arrivati quasi in trecento ieri mattina a Piossasco per l’ultimo saluto all’architetto 49enne, ucciso durante una rapina nella sua casa di strada del Campetto. «Sei stato un marito innamorato, un figlio e un padre amorevole, un amico leale — lo hanno ricordato durante il funerale —. Non potremo mai colmare il vuoto che hai lasciato».

I sogni di Roberto, però continuera­nno a vivere, come ha sottolinea­to il parroco don Giacomo Garbero: «A volte bisogna passare attraverso prove dolorose, ma i sogni del nostro fratello non sono un miraggio smentito dagli eventi della vita. Gesù ci ha detto “beati coloro che alla violenza reagiscono con la non violenza”. È la risposta a chi vuole imporsi con la forza per i suoi interessi ai danni degli altri e dal cielo Roberto veglia su tutti noi affinché non rinunciamo a sognare un mondo più bello». E il tema del sogno ha legato tutti i momenti della funzione, iniziata con il testo di «Over the rainbow», la canzone preferita dall’architetto piossasche­se, letto dal sacerdote: «Da qualche parte sopra l’arcobaleno, proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto». Le note rilanciate sul sagrato dagli altoparlan­ti hanno poi preceduto l’uscita dal feretro dalla chiesa dei Santi Apostoli, portato sulle spalle dagli amici, di fronte ai compagni della squadra di mountain bike di Orbassano, che indossavan­o la divisa disegnata da Roberto. Un lunghissim­o applauso, infine, ha accompagna­to la partenza della bara, ricoperta di rose rosse, verso il tempio crematorio di Piscina.

Al funerale ha partecipat­o anche una rappresent­anza dei carabinier­i della compagnia di Moncalieri che stanno conducendo le indagini sull’assalto avvenuto alle 3 del mattino dello scorso 9 giugno. Una rapina «strana», messa a segno in uno dei pochi complessi multifamil­iari della collina di Piossasco, in strada del Campetto 33, circondato da ville lussuose e isolate. Un colpo finito male, secondo gli investigat­ori, ma la scelta dell’obiettivo non è l’unico elemento anomalo. I banditi sono entrati dalla finestra al primo piano, hanno fatto scattare l’allarme, ma non sono fuggiti. Con le armi in pugno hanno affrontato la reazione dell’architetto, è scoppiata una colluttazi­one ed è partito un colpo. Che nessuno ha sentito e ha raggiunto Mottura all’altezza dell’inguine destro, provocando un’emorragia interna che si è rivelata fatale.

Quando la prima pattuglia dei carabinier­i è arrivata in strada del Campetto gli assassini erano già scappati, senza portare via nulla. Nella boscaglia di fronte al complesso residenzia­le sono stati abbandonat­i i due listelli di legno staccati dalla «gelosia» e una grossa mazzetta da muratore. Le analisi del Ris di Parma saranno determinan­ti, nella speranza di riuscire a isolare impronte e profili biologici. Nel frattempo continua l’analisi delle telecamere di videosorve­glianza fino a 20 chilometri di distanza da Piossasco. Ma individuar­e l’auto dei banditi non è impresa facile.

❞ Il ricordo «Sei stato un marito innamorato, un figlio e un padre amorevole, un amico leale»

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In alto i funerali di Roberto Mottura (foto in basso), architetto e appassiona­to cliclista 49enne ucciso durante una rapina nella sua casa di Piossasco

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