Le opere della Gam? Sale chiuse per 8 anni
Restauri che, si disse allora, sarebbero durati «circa due mesi».
Ieri alla Reggia, mentre Virginia Bertone, curatrice della sezione Ottocento, mi illustrava le meraviglie esposte, mi ha colto vaghezza di sapere a che punto è la notte del secondo piano della Gam. Ho domandato lumi al direttore della Gam Riccardo Passoni, che mi dirottato verso il presidente della Fondazione Musei Maurizio Cibrario.
Cibrario non fa misteri, ma la sua risposta mi lascia di un briciolino perplesso: presente il segretario generale Elisabetta Rattalino, il buon Maurizio serenamente mi dice che gli interventi di ristrutturazione sono attualmente in fase di progettazione — a quasi tre anni dalla chiusura — e si prevede che il cantiere costerà attorno agli otto milioni, che dovrebbero arrivare dalla Compagnia di San Paolo.
Sorpreso di apprendere che siamo ancora alla progettazione — quindi al pian dei babi — chiedo con cautela a Cibrario di azzardare una data di fine lavori. «Ci vorranno otto anni», risponde.
Io ci son rimasto. Però non stento a crederlo. La Gam è nata male, e vive peggio: inaugurata nel 1959, fu chiusa per cinque mesi nel 1981, e poi di nuovo nel luglio 1983 per restauri che durarono «appena» dieci anni. Ma fra infiltrazioni d’acqua, tubi che crollano, strutture fatiscenti, impianti antiquati, quello della Gam è un calvario quotidiano e infinito. Ho fatto notare al segretario generale Rattalino che tanto varrebbe cercare una nuova sede in qualche edificio postindustriale come ce ne sono tanti a Torino, e spianare con il tritolo l’ammalorato (nonché bruttarello) baraccone di via Magenta 31. Ho l’impressione che alla Rattalino sotto sotto l’idea non dispiacerebbe.
Un fatto è certo: tenuto conto degli otto anni di lavori previsti, dell’immancabile sforamento dei tempi, e delle statistiche sull’aspettativa di vita del maschio italiano, precipitano verso lo zero le probabilità che io possa rivedere le collezioni dell’ottocento nella loro sede naturale al secondo piano della Gam. Rattalino ha cercato di consolarmi ribadendo la volontà di esporre in mostre in Italia e all’estero le opere oggi invisibili. Mi fa piacere per l’italia e per l’estero: ma intanto, date retta, andate a vedere quei quadri finché sono esposti alla Venaria. Chissà quando vi capita di nuovo l’occasione...
La ristrutturazione urgente è ancora ferma alla fase della progettazione E servono circa otto milioni