L’infinita bellezza del paesaggio italiano
Dal Settecento a oggi, 200 capolavori per la grande mostra alla Reggia di Venaria
In un luogo di grandi mostre qual è la Venaria Reale, straordinario complesso di architetture e giardini che è prima di tutto esposizione di se stesso, nulla pare più opportuno di una programmazione «green». È proprio al verde, alla natura e al paesaggio (compreso il tema sempre più attuale della sostenibilità ambientale) che la residenza dedica il suo programma dell’anno. Un grande mostra, significativamente intitolata Una infinita bellezza, ma anche un più ampio palinsesto di appuntamenti e attività all’aria aperta (dal 2 luglio al 30 agosto è la volta di Metamorfosi, cartellone di spettacoli di grande qualità: informazioni e prenotazioni su lavenariareale.it), fino all’inaugurazione, in autunno, della monumentale fontana d’ercole.
Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea (nella Citroniera juvarriana, dal 22 giugno al 1° novembre, a cura di Virginia Bertone, Guido Curto e Riccardo Passoni) è la mostra dell’anno: ambiziosa, imponente — più di 200 opere, 130 artisti, 55 prestatori tra musei, istituzioni e gallerie private —, spettacolare e anche molto godibile. Mette in successione, in ordinamento rigorosamente cronologico, dipinti dalla fine del Settecento al Novecento (94 arrivano dalla Gam, partner del progetto, in occasione della chiusura per restauri della sezione dell’ottocento). I dipinti arrivano fino ad anni recentissimi, comprese opere appositamente realizzate per l’occasione: due omaggi alla reggia, a firma di Ugo Nespolo e Giorgio Ramella, e poi un’opera di Daniele Galliano e due di Pierluigi Pusole.
Una infinita bellezza si articola in 12 sezioni, dai titoli evocativi e chiarificatori. Si inizia con «Pittoresco, sublime e tradizione topografica in Piemonte» (con un prezioso nucleo di tempere e acquerelli di Giuseppe Pietro Bagetti e di Giovanni Battista De Gubernatis), si prosegue con «Tra Roma e Napoli. La luce del Sud» e «Paesaggi tra letteratura e storia» (in cui la tela Il carroccio di Massimo d’azeglio piacerà forse alla giunta della Regione Piemonte, sostenitrice della Reggia). Tra le sezioni successive, «Dipingere nella natura: una scelta moderna», «Tra divisionismo e simbolismo: nuove sensibilità» e «Aspetti del paesaggio futurista» (con bellissimi Balla, Crali e Dottori). Poi De Chirico, de Pisis e Casorati, fino a «Paesaggio, Informale, Ultimo Naturalismo» e «Naturalia et artificialia», con gli anni Sessanta. La chiusura è anche un’apertura a nuove prospettive: «Guardar lontano da vicino. Paesaggi d’oggi».
Lungo l’intero percorso i grandi protagonisti affiancano molti nomi non scontati: i protagonisti dell’ottocento piemontese e italiano (Fontanesi, Pellizza da Volpedo e De Nittis) accanto a Francesco Gamba (con l’inedito Panorama di Torino dalla villa Barbaroux,
1851), i Macchiaioli e d’andrade, Morandi e Chessa, Schifano (con quattro tele) e Spazzapan. Fino all’ultima sezione contemporanea, con le monumentali tele e le installazioni di Mainolfi, Penone, De Maria, Paladino, Arienti e Frangi. Salvo è presente al centro di una composizione di opere da lui stesso collezionate sul tema del Monviso. Una sala tutta al femminile vede Elisa Sighicelli accanto a Luisa Rabbia e Laura Pugno, mentre Grazia Toderi propone la grande videoinstallazione Orbite Rosse, già alla Biennale di Venezia del 2009.
Una infinita bellezza è una carrellata tutta italiana e per nulla scontata. Se poi, sul medesimo tema, sentite il desiderio di grandi nomi internazionali (Gauguin, Picasso, Mondrian, Rothko, Pollock, fino a Tacita Dean e Wolfgang Tillmans), non perdete Nature Culture, fino al 21 settembre nella — di per sé straordinaria — Fondation Beyeler di Basilea. Vi daranno il benvenuto, nel foyer del museo, i Cavalli di Maurizio Cattelan. Uno (appeso) potete più comodamente ammirarlo nel Castello di Rivoli.
Gli omaggi Ugo Nespolo e Giorgio Ramella dedicano due nuovi lavori alla residenza sabauda