«Una sonata per i Nirvana: così si supera il bigottismo»
Il grande violoncellista Sollima domani suona con l’orchestra Rai «Faremo tre canzoni di Kurt Cobain, poi l’esplosivo Purcell»
«Sono trent’anni che Smells Like Teen Spirit dei Nirvana mi è attaccata alla pelle, lei e il grunge». A parlare non è un vecchio nostalgico dell’era di Mtv, ma uno dei importanti violoncellisti italiani contemporanei, Giovanni Sollima. Il musicista palermitano domani sarà ospite della terza tappa di Rai Orchestra Pops, il ciclo dell’osn Rai che esplora gli intrecci tra la classica/sinfonica e altri universi. Con accostamenti anche bizzarri: scorrendo la carta d’identità dei brani in programma, si spazia tra rock di Seattle, barocco inglese e temi fieristici.
«Faremo tre canzoni dei Nirvana, anche Polly e Dumb», dice Sollima. «Kurt Cobain aveva un modo di scrivere molto interessante: brani essenziali, arcaici, appoggiati su una solida linea di basso che funziona quasi come un bassorilievo. Con armonie mai banali».
Come si consumerà l’incontro tra lo «spirito da teenager» e la grande orchestra?
«Il brano sarà arrangiato come una sonata. Gli archi faranno sia da polmone sia da elemento percussivo. Penso che lo spirito da teenager si sentirà ancora, ma Smells Like Teen Spirit è una canzone che si presta bene a tante e diverse versioni. Qualche anno fa ho collaborato a un disco in cui Patti Smith la rifece con banjo, violino e chitarra: quasi un saggio di musica popolare».
In mezzo ai Nirvana esploderà il barocco inglese di Henry Purcell, di cui proporrete la trascrizione di Strike the Viol. Come mai questo balzo di tre secoli?
«La linea di basso di Strike the Viol non è così dissimile
Giovanni Sollima sarà protagonista del concerto di
da quelle dei Nirvana. Ed è anche lei sublime. Purcell è davvero esplosivo: lo studio da anni e non cessa mai di sorprendermi. Ha scritto brani che sembrano canti della tradizione popolare. Tutto il barocco sa essere spiazzante, a volte anche Vivaldi fa l’effetto dei Nirvana. Ma Purcell è qualcosa di più».
Spiazzante è anche un altro ingrediente del concerto: Terra con variazioni, espansione di un jingle da lei composto nel 2015 per l’expo di Milano.
«Per l’expo in città, tengo a precisarlo: il progetto che accompagnava la grande esposizione internazionale, cercando di dare risalto ai piccoli artigiani del territorio urbano.
Quel tema nacque in modo particolare: lo composi a Milano, ma ero un palermitano fresco reduce dall’esperienza di maestro concertatore alla Notte della Taranta in Salento. Credo che si senta parecchio la mia passione per i canti popolari. Proprio le radici popolari sono un elemento che lo lega bene ai Nirvana e a Purcell».
Cosa ha pensato quando la Osn Rai le ha proposto un concerto «pop»?
«Che andava fatto. Che era giusto. Chiudersi e rifiutare di individuare i punti in comune che possono avere un compositore barocco e un chitarrista rock è un grande errore. Adesso, in questo periodo, l’idea si (foto dal sito del violoncellista) rivela ancora più azzeccata. Ben vengano iniziative che ci aiutano a mandare a casa quel senso di bigottismo e di medioevo che abbiamo vissuto negli ultimi mesi».
Il fatto che avvenga a Torino risveglia qualche ricordo speciale?
«Un ricordo antico. È qui che per la prima volta sono uscito dai miei confini e ho incontrato un certo mondo musicale. A 16 anni mio padre mi portò a seguire le lezioni di Antonio Janigro al Conservatorio. Fu la prima di tante visite torinesi, non solo legate a concerti. Sono tornato spesso per visitare mostre e musei».