Il tesoro delle «Gallerie d’italia»
Lo scrigno sotterraneo sotto piazza San Carlo nel cantiere di Intesa San Paolo
Un progetto ambizioso, forse il più ambizioso e innovativo tra tutte, come emerge visitando il cantiere della futura sede torinese delle Gallerie d’italia di Intesa Sanpaolo. Bastano i numeri, sull’intervento in corso a palazzo Turinetti di Pertengo, storica sede della banca in piazza San Carlo: 6 piani per un totale di 9 mila metri quadrati, di cui 3 piani e 8 mila metri quadrati completamente ipogei. Fine dei lavori prevista per l’aprile 2022.
Un progetto ambizioso, forse il più ambizioso e innovativo tra tutte le sedi delle Gallerie d’italia. Così si può cominciare a raccontare il percorso attraverso il cantiere della futura sede torinese delle Gallerie d’italia di Intesa Sanpaolo, un impegno così significativo che lo stesso Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, nonché direttore delle Gallerie d’italia, definisce «mai fatto prima in nessun’altra sede». Forse sono i numeri che aiutano a meglio raccontare questo progetto che ha letteralmente trivellato la corte di Palazzo Turinetti di Pertengo, la storica sede della banca affacciata su piazza San Carlo: ben 6 piani per un totale di 9 mila metri quadrati («in origine dovevano essere 6 mila, ma siamo riusciti a ingrandirci ancora di più», spiega Coppola) di cui 3 piani e 8 mila metri quadrati completamente ipogei. La fine dei lavori è prevista per l’aprile del 2022, tra meno di un anno. È un dato che colpisce, visitando il cantiere: la velocità dei lavori finora compiuti.
Sarà un «museo dinamico», ha tenuto a sottolineare l’architetto Alberto Bianchi dello studio di Michele De Lucchi, incaricato del progetto. Già in questa fase, è chiaro che la sede torinese delle Gallerie d’italia (che si aggiunge a quelle di Milano, Napoli e Vicenza) potrà essere utilizzata e visitata in diversi modi. Potrà ospitare una sola grande mostra a occupare tutti gli spazi espositivi, oppure fino a tre diverse esposizioni di minori dimensioni, e consentirà di «viaggiare» nei diversi spazi in modo fluido, quasi circolare. La sede torinese sarà specificamente destinata a mostre di fotografia (vocazione ormai primaria della città), ma anche videoarte e installazioni video e più in generale di arte contemporanea. La mostra inaugurale sarà curata da Walter Guadagnini, direttore di Camera. Se il piano terra sarà destinato all’ingresso, al bar (rinascerà il Caffè San Carlo), al bookshop e al ristorante, l’ingresso nel nuovo «ventre» espositivo avverrà attraverso un grande scalone verso i piani interrati, il cosiddetto piano -2, destinato alle mostre. Da qui si potrà risalire verso il piano -1 con le aule didattiche, oppure proseguire fino al piano -3 (9,60 metri sottoterra) dove ha sede la sala più ampia e spettacolare: 40 metri di lunghezza per 13 di larghezza e 4,5 metri di altezza, che Coppola ha definito (chissà quanto ironicamente) «la nostra Galleria di Diana». Allo stesso terzo piano sotterraneo ci sarà anche la sala multimediale, da cui si potrà iniziare la risalita verso la superficie. Ma non finisce qui. La novità è che Intesa Sanpaolo trasferirà una parte della sua collezione di arte piemontese (opere per lo più del Seicento, selezionate da Fernando Mazzocca e Alessandro Morandotti) nelle grandi sale al secondo piano dello storico Palazzo Turinetti. Qui troveranno posto, tra l’altro, il ciclo pittorico dell’oratorio di San Paolo che testimonierà l’avvio dell’attività collezionistica della banca torinese. La celebre Sala Turinetti, con i suoi stucchi, specchi e boiserie, sarà anche destinata a grandi eventi. E se di successo già si parla, Michele Coppola ambisce a superare i 200 mila visitatori nel 2023. Tale è l’entusiasmo che pare impossibile non fidarsi della sua profezia.