«Il caos è un maestro: i pazzi ci mostrano come sopravvivere»
Lababut presenta «La pietra della follia» al Circolo dei Lettori: «È il tentativo di offrire un assaggio del delirio che si sta facendo strada nel mondo»
C’è caos e caos. Dopo quello festoso del Salone del Libro, ecco quello più oscuro esplorato da Benjamín Labatut in La pietra della follia, breve saggio in cui l’orrore cosmico di H.P. Lovecraft, le paranoie di P.K. Dick e la follia dipinta da Hieronymus Bosch fanno da spunto per una riflessione sul presente. Un altro oggetto narrativo non facilmente identificabile per l’autore di Quando abbiamo smesso di
capire il mondo, rivelazione dell’anno tra fiction storica e invenzioni scientifiche. Labatut ne parlerà domani alle 21 in un incontro (in streaming) organizzato dal Circolo dei Lettori.
Dopo un libro a suo modo legato al passato — per i personaggi e le storie raccontate — questo è un tentativo di ricominciare a «capire il mondo» contemporaneo?
«L’unica cosa davvero interessante del presente è che sfugge all’interpretazione. Preferisco venirne rapito, confuso, affascinato, persino spaventato, piuttosto che limitarmi a capirlo. La pietra della follia è il tentativo di offrire un assaggio del delirio che si sta facendo strada nel mondo: una reazione a quella voce che alcuni di noi sentono nel cuore della notte, o — ancora peggio — alla luce del sole, il sospiro che domanda se il mondo e l’esperienza che chiamiamo “vita” siano davvero reali».
La risposta sembra sul filo del caos e della follia. Dobbiamo smettere di combatterli e imparare a conviverci?
«La ragione, la follia, l’ordine, il caos: sono tutte strade del mondo che siamo costretti a percorrere, che ci piaccia o no. Allo stesso modo in cui esiste una certa follia nella coscienza quotidiana, così i sistemi del caos ci ricordano che il mondo, la natura e noi stessi siamo molto più complessi e intricati di quanto vorremmo. Il caos è un maestro: ci insegna che le linee rette della ragione possono estendersi solo fino a un certo punto, prima di spezzarsi. Abbiamo bisogno di altre facoltà, come l’immaginazione rabbiosa e delirante, per affrontare la crescente complessità dell’esperienza moderna. E abbiamo bisogno dei pazzi e delle pazze per sopravvivere. Ci possono mostrare molto, seppur più di quanto possiamo sopportare».
Nel primo capitolo sostiene che il trionfo del caos è legato anche alla perdita della narrazione, «all’incapacità di raccontarci cosa significa vivere nel ventunesimo secolo». Ma questa non è l’era dello storytelling?
«Gli esseri umani raccontano storie per dare un senso al mondo. Dentro c’è del vero, ma anche bugie, invenzioni, distorsioni. Quindi forse ci illudiamo nel pensare che il mondo abbia un senso. Personalmente, mi affascina il punto in cui le storie si rompono e non riescono più ad aprire una strada: nella storia, nelle nostre vite, nel pensiero scientifico, nella percezione di ciò che ci circonda. In quei momenti diventiamo frammentati, confusi, bombardati dalle informazioni, sedotti dalle immagini. Ci troviamo all’improvviso sospesi, fluttuanti, senza terra sotto i piedi e cielo sopra la testa. Attorno a noi c’è un caos meraviglioso, la terribile bellezza del mondo nudo, qualcosa che non puoi esprimere a parole o raccontare con una storia».
Il secondo testo, «La cura della follia», è invece incentrato su una fantomatica, strana donna che — in un modo tutto suo — la accusa
❞ Raccontare Mi affascina il punto in cui le storie si rompono e non riescono più ad aprire una strada
di plagio. Esiste davvero?
«Lei è reale, abbastanza. La conosco solo da un paio di video e dagli articoli che pubblica sul suo blog: solo attraverso le sue parole. È poco, molto poco. Ma il punto è proprio questo: non possiamo continuare a considerare le cose così ingenuamente. Lo scopo di questa parte, forse del libro intero, è costringerci ad ammettere che ci sono molte cose che abbiamo dato finora per scontate — per esempio che si può distinguere facilmente il senso dal non-senso, la fiction dalla non-fiction, la pazzia dalla razionalità, la verità dalla falsità — mentre oggi la forma che sta assumendo il mondo è così strana da costringerci a sviluppare una visione molto più paranoica delle imprese degli esseri umani. Per trovare la verità, non basta Google. Né dovremmo pensare che solo perché qualcosa non è reale, questo significhi anche che non è vero».